febbraio 19, 2014

AFRICA. L'Africa nell'opera di Sebastião Salgado. Il potere della dignità.





Sebastião Salgado è universalmente considerato il più grande fotografo documentarista contemporaneo. Le sue opere hanno fatto il giro del mondo ed esposte nei maggiori musei.

Nato nel 1944 nello Stato di Minas Geraisin Brasile, passa la sua infanzia nella “fazenda” di famiglia, una tenuta circondata per il 50% dalla foresta pluviale. Trasferitosi a San Paolo si laurea in economia e aderisce alla sinistra radicale brasiliana che si opponeva alla dittatura militare. Per questo motivo è costretto ad abbandonare il suo paese e a rifugiarsi a Parigi dove ottiene il dottorato in economia. In seguito lavora per una banca di investimenti e per alcuni progetti economici della Banca Mondiale in Africa. 


Nasce da quel momento il suo amore per la fotografia concepita come un mezzo per testimoniare e raccontare quelle realtà che i mezzi di comunicazione e di potere tradizionali tacciono. Una fotografia con una profonda anima sociale.Desidero -egli dice- che ogni persona che entra nelle mie esposizioni sia, al momento di uscire, una persona diversa". Nasce anche il suo amore per l’Africa, una terra che egli sente sorella. Una terra che era saldata al Brasile prima della formazione dei continenti e in cui ancora sono presenti le tracce di questa identità.




Salgado ha visitato centinaia di volte il continente africano. In un'intervista rilasciata in occasione della presentazione di una sua mostra fotografica sull'Africa egli dice: "è parte della mia vita. Le esperienze più importanti mi sono successe in questi viaggi. Cosa ho imparato? Il potere della dignità. E' un potere così forte che ho la speranza che riesca  a mettere fine alla miseria, alle guerre e all'ingiustizia che soffre questa gente. Il popolo africano è assai lavoratore, tuttavia non ha case, non ha sanità, non ha istruzione. E' ora che cominci a ricevere un poco di quel tanto che gli hanno tolto”. 

Nei suoi libri come Workers o Exodus vi sono i ritratti dell'Africa che parlano di sfruttamento, di lavoro schiavo, di guerre, di carestie, di fame, di una terra che è stata sottratta con la forza al suo popolo obbligato a trasformarsi in migranti, rifugiati, esiliati.



Tra il 1984 e 1985, come volontario di Medici Senza Frontiere, Salgado fotografa in tutta la sua crudeltà le vittime della fame di una delle grandi catastrofi umanitarie che ciclicamente  flagellano la regione del Shael.



La visione di tutte queste sofferenze segnano ben presto il fisico di Salgado. Furono soprattutto le atrocità del genocidio che si consumò nel 1994 in Rwanda.





In Rwanda- egli dice- vidi la brutalità totale, vidi la gente morire a migliaia al giorno. Persi la fiducia nella nostra specie. Non credevo che fosse più possibile per noi vivere.  Iniziai ad avere infezioni dappertutto”. Il medico gli disse: “hai visto così tanti morti che stai morendo anche tu..devi smettere”.





Lascia così la fotografia e torna in Brasile nella sua casa natale. Qui scopre però che la foresta pluviale che un tempo la circondava era stata perlopiù annientata. Dalla copertura originaria, superiore al 50%, era scesa a meno dello 0,5%. Era ormai una terra bruciata. “Il terreno era morto come me”, dice Salgado. E così decide di iniziare un progetto di riforestazione: oltre due milioni di alberi piantati. Fonda nello stato di Minas Gerais l’Istituto Terra una delle più importanti realizzazioni al mondo di rinnovamento del territorio naturale.

Non si sottolineerà mai abbastanza l’importanza di ricostruire ciò che abbiamo distrutto -egli dice- gli alberi sono la garanzia della nostra sopravvivenza. L’unica macchina al mondo in grado di riprodurre l’ossigeno e la costituzione e il mantenimento delle riserve idriche di un paese è proprio l’albero”.

Lavorando sulla ricostruzione di un paradiso come quello in cui era nato ha l’idea di mettere a punto un grande progetto fotografico, diverso però dai precedenti. Lo scopo doveva essere quello di cercare un modo nuovo di presentare il Pianeta Terra: questa volta non avrebbe puntato l’obiettivo sull’uomo e sulla sua lotta per la sopravvivenza, ma piuttosto sulle meraviglie che rimangono nel nostro pianeta. Su quella parte -forse un 45%- che è ancora estremamente viva come al tempo della Genesi. 

Da qui nasce Genesi, ultimo capolavoro di Salgado, un documentario durato otto anni e 32 viaggi ai confini del mondo che parla dell’umanità. Che vuole ricordare all’umanità le origini della sua specie, e anche le origini della vita, per educare alla consapevolezza di un progresso che sta distruggendo gli ecosistemi. Lo scopo era “cogliere con la macchina fotografica quella grande parte del pianeta che si presenta ecologicamente pura e, si potrebbe dire, ancora allo stato primordiale. Creare dunque una quantità d’immagini sufficiente a far capire al maggior numero possibile di persone che esiste una grande porzione del mondo ancora integra, allo stato della Genesi, e mostrare quanto proteggere questa parte sia fondamentale per tutti noi”.



“E’ la mia lettera d’amore alla terra scritta con le mie foto”, spiega Salgado in una recente intervista.

Nel suo libro "Dalla mia terra alla terra“, pubblicato quest’anno anche in Europa, Salgado raccoglie le sue riflessioni  e racconta, con parole e immagini, il viaggio dalla sua Terra, il Brasile, alla scoperta della nostra Terra, il pianeta.




 In questo video Sebastião Salgado si racconta 

febbraio 04, 2014

MAROCCO. Musica e immagini...


MAROCCO. Amina Filali e Fadoua Laroui. Dignità e Giustizia per le donne a costo della vita.




Il 22 gennaio scorso il Parlamento marocchino ha votato all'unanimità l’abrogazione del  paragrafo contenuto nell’art. 475 del codice penale relativo alle così dette "nozze riparatrici" che consentiva a chi avesse abusato di una minore di evitare il carcere ove avesse sposato la sua vittima. 

Una norma questa dettata a salvaguardia dell’”onore della famiglia” e a cui le giovani marocchine difficilmente potevano sottrarsi in quanto la violenza è uno stigma e un disonore che ricade sulla donna, non più vergine e destinata a restare nubile, anziché sul maschio delinquente. Di fatto in virtù di tale norma i giudici e la famiglia hanno sempre preferito "giungere a un accordo" col violentatore per  "evitare lo scandalo" piuttosto che punire.


AMINA FILALI

L’abrogazione della norma avviene a due anni dal suicidio di Amina Filali,  la sedicenne marocchina che nel marzo del 2012 si tolse la vita perché non poteva più tollerare di vivere insieme al marito che la maltrattava e che era stata costretta a sposare in virtù delle ”nozze riparatrici". Un gesto il suo che fece il giro del mondo e scosse profondamente il paese portando in piazza lo sdegno e la mobilitazione di molti marocchini, donne e uomini, movimenti femminili e dei diritti umani e costrinse la società marocchina a rompere il silenzio e a parlare dei propri tabù.



Per inciso va detto che in Italia la norma sulle ”nozze riparatrici" contenuta nell’art. 544 del codice penale venne abrogata solo nel 1981, ben sedici anni dopo (!) il clamore sollevato dal caso della giovane siciliana Franca Viola che rifiutò il matrimonio riparatore col suo violentatore.


FADOUA LAROUI

Un anno prima del suicidio di Amina, nel febbraio del 2011, un’altra donna marocchina si era tolta la vita dandosi fuoco per denunciare col suo gesto estremo le condizioni sociali e le ingiustizie che subiscono in Marocco le ragazze madri. Fadoua Laroui era nubile e madre di due figli, uno status che in Marocco equivale a quello di prostituta. Per anni sopportò questo stigma sociale, ma non poté sopportare l’ingiustizia di vedere distrutta la baracca in cui viveva e vedersi negato il diritto ad un alloggio sociale per sé e per i suoi figli, diritto che le veniva negato in quanto madre single.



DIGNITA’ E GIUSTIZIA

I gesti disperati di Amina e Fadoua che chiedevano dignità e giustizia hanno alzato il livello della protesta  e l’impegno del mondo femminile marocchino verso riforme più radicali che rendano la legislazione marocchina conforme al dettato dell’art.19 della Costituzione: “Gli uomini e le donne godono di pari diritti umani e libertà di civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali, come indicato in questa e altre disposizioni della Costituzione, così come le convenzioni e patti debitamente ratificati dal Regno e che, in conformità con le disposizioni della Costituzione, delle costanti e le leggi del Regno. 
Il governo marocchino sta lavorando per raggiungere la parità tra uomini e donne”


Nel 2004 venne introdotta la riforma del Codice di Famiglia (Moudawana). Una storica vittoria per il movimento femminista marocchino che si batte per l’emancipazione della donna in Marocco.

Rispetto al testo che vigeva dal 1957, il Codice riformato introduceva sostanziali differenze come: l’abolizione del wali (tutore – generalmente il padre o il fratello maggiore della sposa, che doveva esprimere il proprio consenso al matrimonio); il divorzio consensuale; la ripartizione dei beni matrimoniali; il diritto materno alla tutela dei figli o al domicilio familiare in caso di divorzio; il vincolo del benestare della donna alla poligamia del marito; Il limite di età per il matrimonio, passato da 15 a 18 anni per arginare i matrimoni imposti e combinati.

A dieci anni dalla riforma tuttavia emergono limiti e difetti di un Codice che ancora incontra resistenze e che, al tempo stesso, non basta più a coprire le esigenze di una società che muta.

Oggi numerose associazioni femminili lamentano la mancata applicazione in sede giudiziaria di molte delle norme previste dal Codice riformato, come, per esempio, quella sull'età per contrarre matrimonio: nel 2007 i giudici hanno autorizzato circa l'85% di matrimoni precoci.  

Peraltro il codice sembra oggi già invecchiato e i prossimi passi saranno quelli che chiederanno di rivedere le norme sulla poligamia (da tempo proibita in Tunisia), sulla violenza domestica e sulla ripartizione egualitaria dell’ eredità. 
Un cammino irto di ostacoli, come dimostrano le minacce di morte fatte a Driss Lachgar, segretario socialista marocchino, per aver proposto l'abolizione della poligamia. 



Leggi anche, su questo blog, ASMA LAMRABET e SOUHEIR KATKHOUDA in atti del Seminario organizzato da Casa Africa, "Islam e Femminismo, Stereotipi Occidentali e Complessità dell'Universo Femminile Islamico", Sanremo, 12 maggio 2012.


mg

febbraio 01, 2014

BRASILE. Mondiali di Calcio 2014, è allarme “Turismo Sessuale Infantile”.




Sfruttamento sessuale commerciale infantile, 

un crimine in forte crescita


L’utilizzo di bambini a fini sessuali da parte degli adulti non è un fenomeno nuovo, esiste da secoli in molte società. Tuttavia negli ultimi decenni ha cessato di essere un fenomeno occasionale e marginale per diventare un fenomeno di massa, un mercato organizzato e strutturato che vede spesso l’implicazione della delinquenza organizzata.

Si inserisce nel più ampio contesto del mercato del sesso, diventato un settore trainante dell'economia mondiale che muove annualmente una quantità di denaro che è superiore al totale di tutti i bilanci militari nel mondo (tra 5000 e 7000  miliardi di dollari americani) e implica la partecipazione di multinazionali e imprese quotate in borsa


Le cause che fomentano questo tipo di mercato sono varie e di carattere socio-economico. Da un lato, sotto il profilo dell’offerta, vi è la povertà dei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo che esportano la materia prima attraverso la tratta e le migrazioni o la forniscono in loco col turismo sessuale. Responsabile l’attuale  modello economico globale che ha aumentato in maniera esponenziale la distanza tra povertà e ricchezza. Tuttavia ultimamente nei paesi più sviluppati, tra cui l'Italia, si sta assistendo alla nascita di un nuovo tipo di offerta da parte di minorenni benestanti e di "buona famiglia" che offrono prestazioni sessuali in cambio di denaro per soddisfare i propri capricci.



D’altro lato, sotto il profilo della domanda vi è il cambiamento significativo di valori nelle relazioni umane e la diffusione di una nuova concezione di bene di consumo, cioè di cosa è lecito vendere e comprare. Il mercato della sessualità infantile, non è più infatti un mercato ristretto per pochi pedofili o persone affette da un qualche disturbo psichiatrico, ma coloro che ne usufruiscono sono sempre più adulti normali e professionisti insospettabili

L’industria della pornografia rappresenta a sua volta il motore di questo tipo di mercato. In particolare quella informatica grazie al suo carattere transnazionale e alle tecniche che ne consentono l’utilizzo in modo pressoché anonimo è diventata il principale strumento di diffusione della pornografia più trasgressiva (pornografia dura). Questa è la prima tappa del percorso che porta alla pornografia infantile.

Studi scientifici hanno dimostrato infatti che gli usuari di pornografia infantile non cercano in prima battuta questo tipo di pornografia, non sono cioè dei pedofili, ma procedono per tappe, attraverso la pornografia adulta e soprattutto quella dura.


I siti pedo-pornografici offrono poi a loro volta informazioni e incentivano il mercato della prostituzione infantile low cost, e cioè il Turismo Sessuale Infantile, anch'esso diventato un fenomeno di massa sebbene sia proibito ormai in quasi tutti i paesi. 

Il turismo sessuale infantile

Nelle strade di Patpong, quartiere a luci rosse di Bangkok è comune questo detto:"a dieci anni sei giovane, a venti sei vecchia, a trenta sei morta"




Alcuni dati

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo ogni anno almeno 3 milioni di persone partono per viaggi a scopo sessuale, di cui un sesto è alla ricerca di minorenni, con un volume di affari complessivo intorno agli 80/100 miliardi di dollari.

Le destinazioni più frequentate sono quelle zone dell’Asia, Africa e Latinoamerica dove la miseria espone la popolazione e i minori ad una maggiore vulnerabilità.

I fruitori dello sfruttamento sessuale dei minori sono per il 65% turisti occasionali, per il 30% turisti abituali e solo per il 5% pedofili. Il 37% dei fruitori ha una fascia d’età dai 31 ai 40 anni e sono per la quasi totalità occidentali. L’età del turista sessuale, che si è andata ultimamente abbassando (tra i 20 e i 40 anni),  non corrisponde quindi al vecchio cliché del pedofilo classico.

Insieme a portoghesi e tedeschi gli italiani sono in prima linea come criminali-clienti di turismo sessuale infantile.

Le vittime del turismo sessuale sono per il 60% comprese in una fascia d’età tra i 13 e i 17 anni, per il 30 % dai 7 ai 12 anni, per il 10% perfino da 0 a 6 anni! Il 75% dei minori coinvolti sono femmine.

Le ragioni che inducono un turista sessuale ad andare alla ricerca di sesso con bambini e adolescenti sono soprattutto l'anonimato e la supposta impunità data la lontananza dal paese d’origine; il razzismo (la vita e le sofferenze dei bambini di altri paesi valgono meno di quelle dei nostri); la falsa credenza che fare sesso con bambini sia a minor rischio AIDS.


Le immagini drammatiche e sconcertanti di questo servizio, realizzato da Rai3, ci raccontano le modalità con cui avviene il traffico di bambini a Pattaya, in Thailandia, il triste destino delle vittime e il profilo dei delinquenti-clienti.

Il video è piuttosto lungo, ma merita di essere visto fino alla fine.





I Mondiali di Calcio


I mondiali di calcio, soprattutto quando si svolgono nei paesi dove ancora vi sono situazioni di povertà estrema, rappresentano un’occasione per lo sviluppo di questo tipo di turismo.

Quest’anno i mondiali di calcio si terranno in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio. Sono già mezzo milione (stime UNICEF) i ragazzini e le ragazzine vittime di prostituzione in Brasile. Il timore è che la piaga dilaghi ulteriormente, proprio come è accaduto in Sudafrica quando, in occasione della Coppa del Mondo, il traffico sessuale infantile aumentò del 20 per cento. 

    
In coincidenza con il sorteggio dei gironi, a Salvador è stata lanciata la campagna "Don't look away" (non voltarti dall’altra parte), promossa in vari Paesi da una rete di associazioni, guidate da Ecpat International –End Child Prostitution, Pornography and Trafficking-, per combattere il turismo sessuale e lo sfruttamento sessuale minorile.


Negli aeroporti, negli hotel, nei taxi, nei bar, dunque, gli stranieri riceveranno materiale che li invita a denunciare casi di prostituzione minorile di cui siano a conoscenza chiamando il numero verde 100,  e li avverte che in Brasile il cliente di prostituzione minorile può essere condannato alla reclusione da 4 a 10 anni.



Questo il trittico realizzato da IBEPIS.ORG che potrete diffondere voi stessi cliccando QUI









Peraltro la legge italiana prevede la punibilità in patria del cittadino italiano che commetta questo crimine all'estero (art. 604 c.p.). Al suo rientro in patria quest’ultimo potrà essere condannato, a seconda dell’età della vittima, con la reclusione da uno a 14 anni.  





Thailandia, culla del turismo sessuale


La nascita dell'industria del turismo "con sesso" risale al 1967, quando, durante la guerra del Vietnam, i governi degli Stati Uniti e della Thailandia sottoscrissero l' accordo "R&R" (Repose and Relax) che premiava i soldati americani con viaggi in Thailandia, intrattenimenti sessuali inclusi.

I pacchetti turistici con sex tour incluso cominciarono poi ad essere venduti soprattutto in Giappone come vacanze-premio per dirigenti d’impresa.

Fu così che, anche su suggerimento della Banca Mondiale, la Thailandia cominciò a dare al suo turismo questa sordida specializzazione. 

mg