marzo 17, 2019

PALESTINA. Gaza, l'ONU riconosce che Israele ha commesso crimini contro l'umanità.





Nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 28 febbraio scorso al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, la Commissione d’inchiesta del “Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” ha affermato che la risposta di Israele alle manifestazioni a Gaza nel 2018 «può costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità».

La notizia è riportata sul sito dell’ONU.

Il rapporto della Commissione ONU [scaricabile in EN], presieduta dall’argentino Santiago Canton e composta altresì da Sara Hossain (Bangladesh) e da Kaari Betty Murungi (Kenya), oltre a raccontare fatti e antefatti degli accadimenti, descrive numerosi casi di vere e proprie fucilazioni compiute dai militari di Israele, individuando le vittime, la loro età e narrando le modalità di svolgimento delle esecuzioni e le conseguenze (morte, amputazioni, ecc).

Il rapporto precisa la condizione iniziale degli accadimenti: "la grande marcia del ritorno" consistita in manifestazioni settimanali di palestinesi vicino alla recinzione che dal 1996 separa Gaza e Israele (lungo la linea verde tracciata dagli accordi di armistizio del 1949), per chiedere la revoca del blocco imposto a Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi».

«Secondo la Commissione, le manifestazioni erano di natura civile, avevano obiettivi politici chiaramente definiti e, nonostante alcuni atti di violenza, non costituivano né un combattimento né una campagna militare». A riprova di ciò sta il fatto che «non siano stati riportati morti o feriti civili israeliani durante o a seguito delle dimostrazioni»  e che si contino solo quattro militari israeliani feriti.

Dopo centinaia d’interviste e l’esame di migliaia di documenti la Commissione ha stabilito che «prima della prima dimostrazione, le forze israeliane hanno rafforzato le loro posizioni sulla recinzione con truppe aggiuntive, tra cui più di 100 tiratori scelti».

Per la Commissione «l’uso di munizioni vere contro i dimostranti da parte delle forze di sicurezza israeliane era illegale».

Il giornalista Ahmad Abu Hussein, ucciso a Gaza

Il rapporto spiega come: «Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso e mutilato i dimostranti palestinesi che non rappresentavano una minaccia imminente di morte. Giornalisti e personale medico chiaramente contrassegnati come tali sono stati fucilati, così come bambini, donne e persone con disabilità».

Al termine dell’indagine, fino al 31 dicembre, tra i palestinesi si sono contati 189 morti e oltre 6.000 feriti. Dei feriti, 122 manifestanti hanno subito amputazioni, tra cui 20 bambini e donne; di questi, 98 erano amputazioni agli arti inferiori. Il rapporto precisa che 70 vittime era state uccise con un colpo in testa o al collo, 101 con un colpo al petto.

La Commissione è dell’avviso che, in maniera evidente, sono colpevoli di questi «crimini internazionali» tanto «coloro che hanno impiegato la forza letale, l’hanno assistita o autorizzato a dispiegarla in casi specifici, in assenza di una minaccia imminente alla vita o quando la vittima non partecipava direttamente alle ostilità; ciò include cecchini, osservatori e/o comandanti sul posto», quanto «coloro che hanno redatto e approvato le regole di ingaggio».

Queste persone, secondo le “raccomandazioni finali” della Commissione, vanno chiaramente individuate dal governo di Israele (!) estradate e imputate anche difronte alla Corte penale internazionale, mentre le vittime vanno curate e risarcite.

Nelle proprie conclusioni, infine, la Commissione non esita a criticare il governo palestinese per «non aver adottato misure adeguate per impedire che aquiloni e palloncini incendiari raggiungessero Israele, diffondendo la paura tra i civili  e infliggendo danni a parchi, campi e proprietà».

Fonte: Pressenza

mg