Un caso senza precedenti quello di Lal Bibi, una ragazza
afghana violentata da un gruppo di poliziotti, che sfida il codice talebano che ordina la sua uccisione o
il suicidio. Si tratta di una tra le tante leggi tribali non scritte che vengono applicate
dai tribunali talebani a cui molti afghani ricorrono, soprattutto nelle regioni
rurali più povere dove altissimo è il
livello di analfabetismo, a causa di un
sistema giudiziario statale inefficiente, caro e talvolta corrotto.
La ragazza, insieme alla sua famiglia e i notabili del suo
paese, con l’appoggio di un iman della moschea, ha deciso di denunciare i suoi aggressori e ha chiesto giustizia. Afghan Women’s Network (AWN), organizzazione per la difesa
dei diritti delle donne afgane, ha dato alla ragazza e a sua madre un
rifugio, assistenza medica e legale.
Il coraggio di Lal Bibi e della sua famiglia non solo rompe
la tradizione tribale, ma mette a prova
l’impegno assunto dal Governo afghano nei confronti dei diritti umani e della
uguaglianza di genere.
Al caso è stato dato ampio risalto dalla stampa e dalle
organizzazioni internazionali. UN WOMEN, l’entità delle Nazioni Unite per l’uguaglianza
di genere, ha chiesto che sia fatta giustizia. A sostegno di Lal Bibi è stata
lanciata una petizione online.
mg
mg
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