Trent’anni fa, il 18 settembre 1982 si compiva il più grande
massacro di profughi palestinesi della storia. I membri del partito cristiano-maronita
libanese Falange, con la copertura dell’esercito israeliano che occupava
militarmente Beirut, fecero strage di migliaia di rifugiati, soprattutto donne
e bambini, nei campi profughi di Sabra e Shatila alla periferia di Beirut.
In un articolo pubblicato ieri su El Pais, il giornalista Ignacio Cembrero, all’epoca
inviato speciale in Libano, così ci racconta la strage di cui è stato testimone
oculare. Ne riportiamo la traduzione di alcuni brani rinviando la lettura dell’articolo
integrale al testo linkato.
“Lì alla mia destra giacevano i corpi ammassati di decine di
donne e bambini, molti di loro bebè,
buttati per terra. Li avevano ammazzati sparandogli o crivellandoli di
coltellate. Prima di morire le madri avevano cercato di salvare i loro figli,
così alcuni bebè erano sepolti sotto il corpo della loro madre o incuneati tra
il loro seno perché non potessero assistere all’orrore…(omissis). Ricordo che
contai più di 60 cadaveri, sebbene il numero totale dei morti alla fine si
aggirasse intorno a 2.000, secondo stime attendibili. Erano quasi tutte donne.
Alcune le più giovani con le gonne alzate o nude dalla cintola in giù perché
probabilmente erano state violentate…(omissis). La Organizzazione per la Liberazione della
Palestina aveva raggiunto un accordo con Israele e alcune settimane prima aveva
ritirato da Beirut per mare i suoi ultimi combattenti. Perciò nessun miliziano
armato custodiva l’entrata dei campi e solo un pugno di giovani offrirono
resistenza armata agli aggressori…(omissis).
Dettai la cronoca per telefono dal centro stampa militare
israeliano urlando. Riferii che il massacro era stato perpetrato dalla falange
cristiana di Saad Haddad creata da Israele nel 1976, e con la complicità passiva
dell’esercito israeliano i cui carri armati circondavano i campi. Quando finii
due soldati israeliani, di origine argentina e uruguaiana, si rivolsero a me:
“crediamo che si sia sbagliato, il nostro esercito non ha potuto agire come lei
racconta” mi dissero. Non mi ero
sbagliato".
Nel suo libro Sabra e Shatila: inchiesta su un massacro (París, Seuil, 1892) il giornalista israeliano Amnon Kapeliouk riporta una conversazione telefonica del 16 settembre 1982, tra il generale Drori, artefice della presa di Beirut, e Ariel Sharon, ministro della difesa: “i nostri amici avanzano verso gli accampamenti. Abbiamo coordinato il loro ingresso” disse Drori. “Congratulazioni, la operazione dei nostri amici è stata approvata”, gli rispose Sharon. Quella notte cominciò il massacro che durò 40 ore…(omissis)
Nel suo libro Sabra e Shatila: inchiesta su un massacro (París, Seuil, 1892) il giornalista israeliano Amnon Kapeliouk riporta una conversazione telefonica del 16 settembre 1982, tra il generale Drori, artefice della presa di Beirut, e Ariel Sharon, ministro della difesa: “i nostri amici avanzano verso gli accampamenti. Abbiamo coordinato il loro ingresso” disse Drori. “Congratulazioni, la operazione dei nostri amici è stata approvata”, gli rispose Sharon. Quella notte cominciò il massacro che durò 40 ore…(omissis)
Israele nominò una commissione indipendente coordinata dal
magistrato Isaac Kahane per investigare sulla tragedia. Arrivò alla conclusione
che la responsabilità ricadeva sulle milizia cristiane, ma anche indirettamente
su Ariel Sharon. Malgrado ciò Sharon fu nominato ministro degli esteri nel 1996
e primo ministro nel 2001”.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato
il massacro con una risoluzione del 16 dicembre 1982, ma nonostante la condanna
della comunità internazionale nessun responsabile è mai stato processato e
condannato. Nel giugno del 2001 il Belgio cercò di aprire un processo sulla
base di una legge che stabilisce la giurisdizione universale dei tribunali belgi
per crimini contro l’umanità. Helie Hobeika, comandante delle falangi
cristiane-maronite ritenuto responsabile materiale dell’eccidio, fu chiamato a
testimoniare, ma nel gennaio del 2002 morì in un attentato!.
mg
APPROFONDIMENTI APPROFONDIMEN
drammaturgo e poeta francese che fu testimone dell’eccidio e
scrisse il testo ormai noto “Quattro ore a Shatila”, pubblicato nell’inverno
del 1983 sulla Revue d’Etudes Palestiniennes (in Italia da
Gamberetti Editore - 2002).
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