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Vision for Peace Conceptual Map published by the Trump Administration on
January 28, 2020
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Presentato con Netanyahu a Washington il piano di
Trump prevede che Israele possa annettere tutti i territori palestinesi
occupati in Cisgiordania ed abbia Gerusalemme come capitale su cui esercitare
sovranità unica; la creazione di uno Stato palestinese a sovranità
limitata (privo di esercito e privo del controllo effettivo dei propri
confini), un getto che ricorda i bantustan del Sudafrica dell’apartheid.
Secondo il canale 12 della TV israeliana il piano prevede uno stato di Palestina ma a condizioni che “nessun leader
palestinese potrebbe accettare ragionevolmente”
Fra
le proposte del piano ci sono infatti:
- L'annessione di tutti gli insediamenti della Cisgiordania, il che vuol dire, in pratica e in aperta violazione del diritto internazionale, l’annessione di tutti i territori conquistati con la guerra del 1967 e da allora militarmente occupati, nonché di tutti quelli su cui sono stati costruiti insediamenti illegali nel corso degli ultimi decenni. In termini reali lo Stato israeliano verrebbe così ad annettersi circa il 40% della Cisgiordania, ma con le colonie ebraiche a macchia di leopardo, secondo alcuni calcoli, potrebbe arrivare ad annettersi fino a due terzi del territorio Palestinese.
- L’annessione unilaterale della Valle del Giordano, territorio che ha un ruolo essenziale per il controllo delle risorse idriche della Cisgiordania e che era sotto il controllo della Giordania fino al 1967 e venne quindi occupato militarmente da Israele con la guerra dei sei giorni. La Palestina perderebbe in tal modo anche il confine con la Giordania.
- L'annessione unilaterale delle alture del Golan (territorio siriano conquistato da
Israele nella guerra del '67).
- L’assegnazione di Gerusalemme alla sovranità di Israele come capitale indivisa, compresa quindi la spianata delle moschee sacra ai musulmani.
- Il rifiuto di accettare il rientro dei profughi palestinesi, i 700 mila palestinesi che vennero espulsi e costretti a fuggire dai 500 villaggi occupati da Israele durante la guerra del '48. LA NAKBA
Il "Piano del secolo", come è
stato battezzato da Trump, peraltro non sta facendo molta strada e piace solo ad Israele.
Queste le reazioni
Queste le reazioni
Sul
fronte palestinese
Il presidente dell’ANP Abu Mazen ha rigettato la
proposta e promesso di proseguire la battaglia contro l’occupazione israeliana.
Nella riunione d’emergenza convocata a Ramallah ha detto che Trump vuole
imporre ai palestinesi qualcosa che non vogliono, e poi, testuali parole:
«Abbiamo detto no e continueremo a farlo a qualsiasi accordo che non preveda la
soluzione di due stati basata sui confini del 1967». Il primo ministro Mohammad
Shtayyeh ha esortato la comunità internazionale a boicottare il piano, e l’ha
bollato come una cospirazione per liquidare la causa palestinese. Sulla stessa
linea anche Hamas e Jihad Islamica. Fin da subito in Cisgiordania e a Gaza sono
iniziate proteste e manifestazioni.
Sul fronte mediorientale
I paesi più contrari sono Iran e Turchia, che l’hanno
definito “il piano della vergogna” destinato a fallire.
Così
l'Iran boccia senza appello la proposta di Trump: "Il
vergognoso piano americano imposto ai palestinesi è il tradimento del secolo ed
è destinato al fallimento… gli Usa stanno violando le
risoluzioni Onu".
Il
presidente turco Erdogan è intervenuto in prima persona:
"Questo piano mira a legittimare l'occupazione, non servirà alla pace.
Fallirà. E poi Gerusalemme è sacra per i musulmani: l'idea di Donald Trump che
mira a dare Gerusalemme a Israele è assolutamente inaccettabile".
Sulla stessa linea
gli sciiti libanesi Hezbollah, secondo cui il piano Trump è
"un tentativo di eliminare i diritti del popolo palestinese”.
Reazione
contraria anche da parte della Giordania, che ha messo in guardia
Israele dal compiere azioni unilaterali, come l’annessione della Valle del
Giordano.
Atteggiamento
più morbido da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e
Qatar, che invitano peraltro le parti a studiare la proposta e tornare ad
aprire un negoziato. Sostenere una proposta del genere metterebbe questi
governi in imbarazzo davanti alle opinioni pubbliche del mondo islamico. Alcune
delegazioni erano presenti a Washington, ma al momento nessuno degli alleati
degli Stati Uniti nella regione ha formalmente approvato l’accordo.
La Lega araba ha condannato il piano di Trump. In un comunicato il segretario
generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha sottolineato che da "una
lettura preliminare emerge una consistente violazione dei diritti legittimi dei
palestinesi".
Sul
fronte internazionale
Le
Nazioni Unite hanno preso le distanze e sottolineato che ogni
soluzione deve passare per il Consiglio di sicurezza. L’Unione Europea ha
dichiarato tramite l’Alto rappresentate per la politica estera – lo spagnolo
Joseph Borrell – di aver bisogno di tempo per “studiare accuratamente” i
dettagli del piano. Per Bruxelles l’unilateralismo di Trump (e Netanyahu) è
l’ennesimo sgarbo diplomatico proveniente da oltreoceano, un’altra
dimostrazione dell’irrilevanza politica dell’UE su dossier fondamentali. Sarà
un altro scossone all'orgoglio dei Paesi del vecchio continente.
Anche i vescovi cattolici di Terrasanta si
sono mostrati contrari al piano e sottolineano che la soluzione del problema
israelo-palestinese può venire soltanto da un accordo negoziale tra i due
popoli in base a “proposte fondate su eguali diritti e
pari dignità”. L’iniziativa di Trump, afferma l’episcopato cattolico di
Terrasanta, “non contiene alcuna di queste condizioni. Esso non garantisce
dignità e diritti ai palestinesi… va considerata come una iniziativa
unilaterale, che avalla tulle le pretese di una parte, quella israeliana, e la
sua agenda politica”.
mg
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