La condizione della donna nel mondo islamico è un tema oggi
fortemente dibattuto e non solo dagli islamologi.
Anche gli islamofobi sono interessati all'argomento per presentarne una visione appiattita e mantenere in vita quegli stereotipi che fanno giustizia della complessità dell'universo femminile islamico e dei numerosi movimenti femminili che da anni lottano per la parità di genere e si dedicano all'analisi dei diritti della donna dal punto di vista dell'esegesi del Corano. Vedi sul punto l'interessante intervista all'attivista politica e scrittrice iraniana Jila Movahed Sahriat Panahi pubblicata da Pressenza.
Recentemente in Italia sono stati pubblicati diversi studi
che hanno portato alla ribalta le mille sfaccettature del “femminismo” nei vari
contesti geopolitici del mondo islamico, studi che testimoniano altresì che la
lotta per l’emancipazione femminile non è un’esperienza esclusiva
dell’Occidente. Tra questi il libro "Le donne di Allah", un viaggio per incontrare chi crede nel Corano come
simbolo di libertà e di progresso, di Anna Vanzan, iranista e islamologa,
docente di Cultura Araba nell’Università di Milano, e Femminismi musulmani Un incontro sul Gender Jihad, curato da Ada
Assirelli, Marisa Iannucci, Marina Mannucci, Maria Paola Patuelli, di cui
abbiamo parlato in questo blog.
Particolarmente interessante è da ultimo il recente studio,"Il protagonismo delle donne in terra d’Islam", curato da Biancamaria Scarcia Amoretti, docente di islamistica
all’Università La Sapienza di Roma, coadiuvata da Laila Karami, di origini
iraniane, studiosa della storia delle donne in contesti musulmani. Un testo di
storia che parte dalla centralità della
realtà delle donne nel mondo musulmano e ricolloca il loro movimento
emancipatorio nei diversi contesti storici e geografici dei singoli paesi, i
cui confini geopolitici sono sempre mutati, dalla stagione degli Imperi al
periodo coloniale e post coloniale. Ne riportiamo qui sotto la recensione pubblicata da
Arabpress. Nostri sono i rinvii.
"Il lavoro delle due studiose è stato strutturato
suddividendo questo vasto mondo in tre
grandi contesti geopolitici: l’area mediterranea, l’area mediorientale e
l’area del Golfo Persico e dell’Oceano Indiano.
Nell’ambito di ciascuna area sono state approfondite le
tematiche legate alla condizione femminile nei singoli paesi, focalizzando
l’attenzione su un excursus storico politico necessario per
contestualizzare la realtà in cui viene a determinarsi il ruolo delle donne, la
loro condizione all’interno del nucleo sociale e familiare.
Questo articolato e complesso lavoro di contestualizzazione
appare particolarmente importante in quanto permette di differenziare le singole situazioni che altrimenti, nell’immaginario collettivo
occidentale, verrebbero accomunate in una sterile
generalizzazione. Inquadrare storicamente le evoluzioni sociali e politiche dei
singoli paesi aiuta a cogliere meglio e con maggiore obiettività i risvolti in
tema di condizione femminile.
Difficilmente infatti si può accomunare la condizione
delle donne tunisine con quelle dell’Arabia Saudita, o di quella delle donne
marocchine con quelle indonesiane.
Scopriamo quindi che in Tunisia le donne sono parte attiva della vita politica e sociale del paese più che
altrove, l’associazionismo femminile ha radici antiche e la presenza femminile
nelle professioni liberali è molto diffusa. Le donne tunisine godono di diritti
molto simili a quelli delle donne occidentali e questo aspetto di modernità
trae linfa proprio dalla spiccata vocazione alla laicità che contraddistingue
il paese.
Un percorso simile caratterizza la situazione in Marocco e negli altri paesi del
Maghreb. Probabilmente, questa tendenza alla modernità va in parte imputata
anche all’esperienza coloniale che di fatto ha segnato la storia recente dei
paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo.
Altro scenario è quello dell’area mediorientale dove paesi
come Iraq, Iran e Afghanistan disegnano una realtà poliedrica.
Tuttavia, in tutti sembra delinearsi un percorso comune che vede le donne
lottare per i loro diritti, lotte che producono i loro effetti ma che inesorabilmente finiscono per regredire con il mutamento dello scenario
politico dei paesi di riferimento. È per esempio il caso dell’Iraq, dove la
parità di genere viene riconosciuta con l’entrata in vigore della Costituzione
nel 1970, ma dove la condizione femminile subisce una brusca retromarcia
all’indomani dell’intervento anglo-americano del 2003.
Un caso a parte è costituito dall’Iran, paese dalla storia millenaria in cui la presenza femminile
sulla scena pubblica è tanto determinante quanto apparentemente nascosta. Sotto
il regime di Khatami l’attivismo femminile è cresciuto in maniera
significativa. Le donne si sono battute per modificare le leggi a loro
sfavorevoli anche se i risultati sono stati spesso deludenti perché ogni
riforma viene di fatto bloccata dal “Consiglio dei guardiani”. Tuttavia le
donne hanno continuato e continuano a presidiare la scena politica, culturale e
sociale del paese, assurgendo di conseguenza al ruolo di principale bersaglio
della repressione. Una interessante riflessione viene fatta sul tema dell’imposizione
dello hijab, da più parti considerato lo strumento di controllo per eccellenza
sul corpo femminile. Ma paradossalmente proprio l’imposizione del velo ha
permesso in Iran a molte donne di potersi emancipare, uscendo di casa e
partecipando alla vita pubblica. Senza velo, molte di queste donne appartenenti
a classi sociali popolari e più tradizionaliste, non avrebbero avuto la
possibilità di “uscire allo scoperto”.
L’area del Golfo rappresenta un caleidoscopio di differenti
situazioni, molte in contraddizione tra loro: dalla rigidità dell’Arabia Saudita, dove comunque le donne
hanno, seppur faticosamente, iniziato un percorso di emancipazione, alla
modernizzazione dell’ Oman dove le
donne vengono considerate importanti attori sociali ed espressamente
riconosciute cittadine della nazione al pari degli uomini.
Gli esempi citati servono semplicemente a disegnare un
mosaico di situazioni differenti, a volte speculari e quasi mai sovrapponibili,
che ci danno la misura della complessità del tema affrontato. L’universo
femminile in terra d’Islam presenta coordinate e caratteri differenziati che
meritano approfondimenti e contestualizzazioni nello scenario storico e
politico che caratterizza ciascun singolo paese.
La dettagliata analisi delle due studiose ci parla quindi di
un percorso di emancipazione più o meno complesso e difficile che le donne
appartenenti al mondo musulmano hanno compiuto e continuato a compiere, un
protagonismo, quello femminile, che non necessariamente va confrontato con le esperienze
di emancipazione delle donne occidentali ma che va inserito in un contesto
culturale profondamente diverso ed articolato".
Leggi anche in questo blog La primavera araba è donna
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mg