maggio 30, 2016

ISLAM. Il protagonismo delle donne in terra d'Islam. Un excursus storico e geopolitico


La condizione della donna nel mondo islamico è un tema oggi fortemente dibattuto e non solo dagli islamologi. 

Anche gli islamofobi sono interessati all'argomento per presentarne una visione appiattita e mantenere in vita quegli stereotipi che fanno giustizia della complessità dell'universo femminile islamico e dei numerosi movimenti femminili che da anni lottano per la parità di genere e si dedicano all'analisi dei diritti della donna dal punto di vista dell'esegesi del Corano. Vedi sul punto l'interessante intervista all'attivista politica e scrittrice iraniana Jila Movahed Sahriat Panahi pubblicata da Pressenza.

Recentemente in Italia sono stati pubblicati diversi studi che hanno portato alla ribalta le mille sfaccettature del “femminismo” nei vari contesti geopolitici del mondo islamico, studi che testimoniano altresì che la lotta per l’emancipazione femminile non è un’esperienza esclusiva dell’Occidente. Tra questi il libro "Le donne di Allah", un viaggio per incontrare chi crede nel Corano come simbolo di libertà e di progresso, di Anna Vanzan, iranista e islamologa, docente di Cultura Araba nell’Università di Milano, e Femminismi musulmani Un incontro sul Gender Jihad, curato da Ada Assirelli, Marisa Iannucci, Marina Mannucci, Maria Paola Patuelli, di cui abbiamo parlato in questo blog.


Particolarmente interessante è da ultimo il recente studio,"Il protagonismo delle donne in terra d’Islam", curato da Biancamaria Scarcia Amoretti, docente di islamistica all’Università La Sapienza di Roma, coadiuvata da Laila Karami, di origini iraniane, studiosa della storia delle donne in contesti musulmani. Un testo di storia  che parte dalla centralità della realtà delle donne nel mondo musulmano e ricolloca il loro movimento emancipatorio nei diversi contesti storici e geografici dei singoli paesi, i cui confini geopolitici sono sempre mutati, dalla stagione degli Imperi al periodo coloniale e post coloniale. Ne riportiamo qui sotto la recensione pubblicata da Arabpress. Nostri sono i rinvii.

"Il lavoro delle due studiose è stato strutturato suddividendo questo vasto mondo in tre grandi contesti geopolitici: l’area mediterranea, l’area mediorientale e l’area del Golfo Persico e dell’Oceano Indiano.


Nell’ambito di ciascuna area sono state approfondite le tematiche legate alla condizione femminile nei singoli paesi, focalizzando l’attenzione su un excursus storico politico necessario per contestualizzare la realtà in cui viene a determinarsi il ruolo delle donne, la loro condizione all’interno del nucleo sociale e familiare.

Questo articolato e complesso lavoro di contestualizzazione appare particolarmente importante in quanto permette di differenziare le singole situazioni che altrimenti, nell’immaginario collettivo occidentale, verrebbero accomunate in una sterile generalizzazione. Inquadrare storicamente le evoluzioni sociali e politiche dei singoli paesi aiuta a cogliere meglio e con maggiore obiettività i risvolti in tema di condizione femminile.

Difficilmente infatti si può accomunare la condizione delle donne tunisine con quelle dell’Arabia Saudita, o di quella delle donne marocchine con quelle indonesiane.

Scopriamo quindi che in Tunisia le donne sono parte attiva della vita politica e sociale del paese più che altrove, l’associazionismo femminile ha radici antiche e la presenza femminile nelle professioni liberali è molto diffusa. Le donne tunisine godono di diritti molto simili a quelli delle donne occidentali e questo aspetto di modernità trae linfa proprio dalla spiccata vocazione alla laicità che contraddistingue il paese.

Un percorso simile caratterizza la situazione in Marocco e negli altri paesi del Maghreb. Probabilmente, questa tendenza alla modernità va in parte imputata anche all’esperienza coloniale che di fatto ha segnato la storia recente dei paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo.

Altro scenario è quello dell’area mediorientale dove paesi come Iraq, Iran e Afghanistan disegnano una realtà poliedrica. Tuttavia, in tutti sembra delinearsi un percorso comune che vede le donne lottare per i loro diritti, lotte che producono i loro effetti ma che inesorabilmente finiscono per regredire con il mutamento dello scenario politico dei paesi di riferimento. È per esempio il caso dell’Iraq, dove la parità di genere viene riconosciuta con l’entrata in vigore della Costituzione nel 1970, ma dove la condizione femminile subisce una brusca retromarcia all’indomani dell’intervento anglo-americano del 2003.

Un caso a parte è costituito dall’Iran, paese dalla storia millenaria in cui la presenza femminile sulla scena pubblica è tanto determinante quanto apparentemente nascosta. Sotto il regime di Khatami l’attivismo femminile è cresciuto in maniera significativa. Le donne si sono battute per modificare le leggi a loro sfavorevoli anche se i risultati sono stati spesso deludenti perché ogni riforma viene di fatto bloccata dal “Consiglio dei guardiani”. Tuttavia le donne hanno continuato e continuano a presidiare la scena politica, culturale e sociale del paese, assurgendo di conseguenza al ruolo di principale bersaglio della repressione. Una interessante riflessione viene fatta sul tema dell’imposizione dello hijab, da più parti considerato lo strumento di controllo per eccellenza sul corpo femminile. Ma paradossalmente proprio l’imposizione del velo ha permesso in Iran a molte donne di potersi emancipare, uscendo di casa e partecipando alla vita pubblica. Senza velo, molte di queste donne appartenenti a classi sociali popolari e più tradizionaliste, non avrebbero avuto la possibilità di “uscire allo scoperto”.

L’area del Golfo rappresenta un caleidoscopio di differenti situazioni, molte in contraddizione tra loro: dalla rigidità dell’Arabia Saudita, dove comunque le donne hanno, seppur faticosamente, iniziato un percorso di emancipazione, alla modernizzazione dell’ Oman dove le donne vengono considerate importanti attori sociali ed espressamente riconosciute cittadine della nazione al pari degli uomini.

Gli esempi citati servono semplicemente a disegnare un mosaico di situazioni differenti, a volte speculari e quasi mai sovrapponibili, che ci danno la misura della complessità del tema affrontato. L’universo femminile in terra d’Islam presenta coordinate e caratteri differenziati che meritano approfondimenti e contestualizzazioni nello scenario storico e politico che caratterizza ciascun singolo paese.

La dettagliata analisi delle due studiose ci parla quindi di un percorso di emancipazione più o meno complesso e difficile che le donne appartenenti al mondo musulmano hanno compiuto e continuato a compiere, un protagonismo, quello femminile, che non necessariamente va confrontato con le esperienze di emancipazione delle donne occidentali ma che va inserito in un contesto culturale profondamente diverso ed articolato".

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mg