aprile 29, 2018

ITALIA. Il 25 aprile e la contestata Brigata Ebraica




Il 25 aprile è una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre ogni anno per celebrare  la lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale contro il governo fascista e l'occupazione nazista in Italia.
Il 25 aprile del 1945  il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti indicando a tutte le forze partigiane attive del nord Italia di attaccare i presidi fascisti e tedeschi per imporre loro la resa prima dell'arrivo delle truppe alleate. Da allora, annualmente, in tutte le città italiane vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria dell'evento a cui partecipano numerose associazioni antifasciste sotto l’egida dell’Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.

A partire dal 25 aprile 2004 la Comunità ebraica decide di sfilare per la prima volta con la bandiera sionista dello Stato d’Israele, ritenuto simbolo della Brigata Ebraica, anziché, come avveniva nel passato, sotto le diverse insegne delle brigate partigiane in cui gli ebrei antifascisti italiani avevano combattuto. Questa decisione viene spiegata con chiarezza sul sito “Amici di Israele”. La scelta di sfilare sotto le insegne della Brigata ebraica deriva dall'essere “stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi [...] e per non farci annoverare tra la massa dei manifestanti anti-americani o anti-israeliani”. É un percorso che deve portare a “lo sdoganamento del sionismo”. “Crediamo, infatti, importante spiegare agli italiani che il sionismo è un ideale alto, nobile e giusto”.

Tale decisione viene immediatamente contestata da più parti in quanto portatrice dell'ideologia sionista che sostiene l'illegale occupazione della Palestina.
Quest’anno in particolare, anche in considerazione degli ultimi eventi sulla striscia di Gaza, più vigorose sono state le contestazioni al grido di “Palestina libera, Israele Stato Assssino”. A Roma la Comunità ebraica ha così annunciato di  non partecipare al corteo organizzato dall’Anpi a causa della presenza di una delegazione palestinese e a Bologna il rabbino Alberto Sermoneta, ha abbandonato la manifestazione nel bel mezzo del discorso di Anna Cocchi, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani.

Ma quale fu il vero ruolo della Brigata Ebraica nella lotta di liberazione partigiana contro il nazifascismo in Italia?

Un articolo pubblicato sulla pagina Facebook ,"Femminile Palestinese" che qui riportiamo ha voluto fare chiarezza distinguendo  innanzitutto l'enorme contributo di resistenza al nazifascismo dato dagli "ebrei italiani che hanno partecipato alla guerra di liberazione nelle diverse formazioni partigiane, sotto il Comitato di Liberazione Nazionale, dagli ebrei arruolati nella Brigata facente parte della 8° Armata britannica, provenienti dalla Palestina mandataria britannica.
L’articolo cita Faris Yahiaautore del libro "Relazioni pericolose" che, attingendo a fonti esclusivamente ebraiche, fa luce sui solidi rapporti fra movimento sionista, Germania nazista e fascismo. A pag. 84 del libro si legge "che la brigata più che per combattere il nazifascismo fu costituita per supportare l’idea della entità nazionale ebraica (quindi una operazione di propaganda) e per acquisire esperienza militare (questo spiegherebbe la lunga fase di addestramento). Significativamente, finita la guerra e prima di essere smantellata, la brigata si occupò della organizzazione di flussi migratori (clandestini ndr) verso la Palestina"

Riportiamo il testo dell’articolo.

“Gli ebrei combattevano contro i nazifascisti già dall’agosto 1942 inquadrati nel Palestine Regiment insieme ai Palestinesi. Altri ebrei già combattevano nelle formazioni partigiane, soprattutto “Giustizia e Libertà” e “Garibaldi”.
Oltre 1000 ebrei ebbero il certificato di “partigiano combattente”, più di 100 furono i caduti, numeri elevati se si pensa che erano solo 43.000 i cittadini di razza ebraica censiti nel ‘43 dal regime fascista. Fu un contributo molto significativo, sia in termini numerici, sia per il ruolo di primo piano che essi ebbero a livello del CLN. Ricordiamo figure come Leo Valiani, Emilio Sereni, Umberto Terracini. I sette ebrei italiani decorati di medaglia d’oro al valor militare, Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani e Ildebrando Vivanti. Infine ricordiamo Leone Ginzburg. A tutti questi ebrei va la nostra immensa gratitudine.

Ben diversa invece è la realtà della Brigata Ebraica sionista, che, come abbiamo visto, costituita nella Palestina del mandato britannico, non comprendeva ebrei italiani. Era composta da ebrei provenienti dalla Palestina storica, che sarebbe poi diventata l’attuale Israele, e da ebrei provenienti da altri paesi del Commonwealth britannico, Canada, Australia, Sud Africa e da ebrei di origine polacca e russa. Era formata da tre battaglioni di fanteria, da un reggimento di artiglieria, uno di genieri e da altre unità ausiliari per un totale di 5.500 unità. Churchill ne annuncia la creazione nel settembre 1944, dopo una lunga trattativa fra i rappresentanti del movimento sionista, l’Agenzia sionista e il governo britannico, inizialmente contrario alla costituzione di una unità militare esclusivamente ebraica.
Inquadrata nella 8° Armata britannica, dopo un periodo di addestramento in Egitto e Cirenaica, il 31 ottobre 1944 la Brigata ebraica viene imbarcata su due navi nel porto di Alessandria d’Egitto e trasferita in Italia al porto di Taranto, dove attende altri quattro mesi prima di partecipare ad alcuni scontri nella zona di Ravenna. (un addestramento notevole quindi)
L’esercito inglese non voleva che soldati ebrei provenienti dai territori del Mandato britannico in Palestina occupassero posizioni di rilievo nella Brigata, ma l’ Haganà, gruppo paramilitare sionista organizzatosi negli anni ’20 in Palestina, crea all’interno della Brigata una sua struttura segreta di comando, che viene alla luce solo a guerra finita. Per inciso ricordiamo che i membri della Brigata confluiranno poi nel futuro esercito di Israele, insieme all’Irgun, di Jabotinsky e poi di Begin, e alla banda Stern. Organizzazioni responsabili di attacchi terroristici a obiettivi britannici, arabi ed ebraici. Fra i più noti: l’esplosione sulla nave Patria nel 1940 ad opera dell’Haganà, 202 ebrei uccisi; l’attentato all’hotel King David di Gerusalemme, sede del governo mandatario inglese, nel 1946, ad opera dell’Irgun con vittime inglesi, arabe ed ebree; la repressione della rivolta araba del 1936/39, ad opera dell'Haganà insieme alle truppe inglesi, e ovviamente nel 1947-1948, la pulizia etnica della Palestina, in quello che fu definito il Piano Daletin stretta sinergia fra Haganà, Irgun e banda Stern.
Ma tornando alla Brigata, che abbiamo lasciato a Taranto in fase di addestramento, la ritroviamo in Irpinia dove continua per altri due mesi il suo addestramento per essere poi inquadrata, il 26 febbraio del 1945, nell’VIII Corpo d’Armata Britannico. Il 1° marzo 1945 la Brigata viene schierata sulla linea del fronte nei pressi di Alfonsine in Romagna e combatte con le proprie bandiere a fianco di unità italiane, la divisione Friuli del Corpo italiano di Liberazione, e la 3a divisione del Corpo di Armata Polacco. Partecipa a numerose operazioni militari a Riolo Terme, Imola, Ravenna. I 42 caduti riposano nel cimitero di Piangipane (RA). Per motivi di opportunità politica viene posta a riposo presso Brisighella, mentre la Brigata Maiella, il Gruppo Friuli e il Corpo polacco entrano a Bologna il 21 aprile del 1945.
L’apporto della Brigata sionista alla lotta di liberazione è circoscritto quindi al periodo che va dal 3 marzo al 21 aprile del 1945.
Ma la storia della Brigata sionista non termina nell’aprile del 1945.
Il 2 maggio 1945 la Brigata venne dislocata nella zona di Tarvisio, dove si dedica a due attività: 

1) il sostegno all’emigrazione clandestina di ebrei verso la Palestina.

2) l'Operazione NAKAM (vendetta):
 la ricerca di criminali nazisti nascosti in Carinzia, prelevati e uccisi sommariamente nei boschi del Tarvisano. L’operazione fu realizzata attraverso la costituzione, in seno alla Brigata, di cellule di 8-10 persone che agivano indipendentemente l’una dall’altra in tutta la Carinzia, fino al Tirolo orientale e anche a Vienna. 

Secondo la testimonianza resa nel 2009 da uno degli ultimi protagonisti, Chaim Miller ebreo viennese, residente in Israele, in visita in Carinzia e nell’alto Friuli: “Ricevevamo indicazioni sulla presenza di ex nazisti dai partigiani iugoslavi. Di giorno facevamo sopralluoghi per localizzare le persone. La nostra uniforme britannica, distinta soltanto dalla stella di David su una manica, ci permetteva di attraversare il confine e di muoverci liberamente. La cattura delle persone avveniva però all’imbrunire. Bussavamo alla porta presentandoci come polizia militare. Invitavamo le persone ricercate a seguirci al comando per essere interrogate, ma anziché al comando le portavamo in Italia dove potevamo agire senza problemi. Raggiungevamo una baita in un bosco tra Tarvisio e Malborghetto, dove la persona fermata veniva interrogata da altri componenti della cellula. Se le accuse trovavano conferma lo si fucilava sul posto, seppellendolo in una fossa che prima lo avevamo costretto a scavare”.

Il giornalista americano Howard Blum, corrispondente del New York Times e di Vanity Fair e vincitore di due premi Pulitzer, nel 2001 scrive un libro sulla Brigata ebraica e su questi eventi e sostiene che una quarantina di uomini della Brigata abbiano preso parte a queste missioni uccidendo, in meno di 4 mesi, 125 tedeschi. I calcoli dei veterani fanno oscillare le esecuzioni fra 50 e 200. In realtà l’Operazione Vendetta proseguì nella Germania occupata e in altri territori dell’Europa postbellica portando secondo alcune stime alla eliminazione di 1.500 nazisti.
Per il sostegno dato ai numerosi profughi ebrei che dall’Europa centrale si dirigevano o transitavano dall’Italia per raggiungere la Palestina, la Brigata viene in contrasto con i comandi britannici che cercano di evitare questa attività di supporto all’immigrazione clandestina. Per questo motivo, nella seconda metà dell’estate del 1945, la Brigata viene trasferita in Belgio e in Olanda dove rimane per circa un anno.

Nel luglio del 1946 a causa della tensione crescente in Palestina e del ruolo svolto dalla Brigata, il governo britannico decide di procedere al suo disarmo, alla sua smobilitazione e al rimpatrio degli ebrei nei loro paesi d’origine.

Ci pare legittimo interrogarci sul vero ruolo della Brigata nata per quale motivo? Per sostenere la resistenza contro il nazifascismo? (dal 3 marzo al 21 aprile del 1945) O piuttosto per portare avanti altre azioni, soprattutto l'operazione denominata NAKAM, (Vendetta) durata molto più tempo, per esempio, e il sostegno alla migrazione clandestina di ebrei verso la Palestina.

Infine vogliamo ricordare qui il tributo di sangue dei Palestinesi nella lotta contro il nazismo. I morti palestinesi non fanno notizia, né ora né allora. Eppure 12.446 furono i Palestinesi arruolati dal 1939 al 1945 nell’esercito inglese e 701 i caduti.”

Femminile Palestinese