novembre 24, 2014

AFRICA. FOLI: non c'è movimento senza ritmo, tutta la vita è ritmo

FOLI è  il termine che significa ritmo nella lingua dei Malinke, un popolo che vive nell'Africa occidentale, in particolare Guinea, Mali, Gambia.

Fondatori tra il XIII e il XVII secolo dell’ Impero africano del Mali, uno dei più potenti imperi dell’Africa Occidentale, i Malinke furono vittime del traffico di schiavi che alimentò le economie europee nelle Americhe, e successivamente per circa un secolo (1864-1960) furono sudditi dell'impero coloniale francese.

FOLI nella cultura Malinke significa però molto più del ritmo creato da strumenti musicali a percussione come  il djembe (da questa regione provengono i migliori percussionisti del mondo),  significa il ritmo creato da ogni gesto della vita quotidiana.

Tutto, ogni passo, ogni azione, ogni parola è ritmo, è FOLI, bisogna saperlo ascoltare. 

In questo breve video girato da Thomas Roebers e Floris Leeuwenberg in un villaggio Malinke vicino alla città di Baro in Guinea, si possono ritrovare i ritmi del lavoro e della vita del villaggio.



La rivista di educazione musicale "Musicheria" ha realizzato la trascrizione approssimativa del FOLI  eseguibile con le voci e/o con strumenti a piacere.


  

Si ringrazia chiarasalvini del sito neldeliriononeromailsolaper la segnalazione



novembre 23, 2014

AFRICA. “Se solo mi guardassi”, Fiorella Mannoia madrina della 12 ª edizione dell’Ottobre Africano.




“Ottobre Africano” è un festival itinerante che si tiene ogni anno nel mese di ottobre in alcune delle principali città Italiane, tra cui Roma, Milano, Torino, Parma, Reggio Emilia, Lecce, Napoli e Crotone

Un fitto programma di convegni, eventi letterari,  teatrali e musicali, mostre di pittura e fotografia che ha come protagonisti artisti e intellettuali del continente africano.

Ci racconta Cleophas Adrien Dioma, direttore e fondatore del Festival, scrittore e documentarista originario del Burkina Faso ma da anni residente a Parma, che il Festival è nato 11 anni fa a Parma su iniziativa dell’associazione di promozione sociale "Le Réseau", costituita per favorire la reciproca conoscenza e la collaborazione fra immigrati e italiani e una convivenza fondata sul rispetto, la comunicazione e lo scambio culturale. E’ presto uscito però dai confini di Parma e a fine 2013 ha vinto il premio dedicato ai migliori eventi africani in Italia, l’Africa-Italy Excellence Award.

L’obiettivo dell’edizione 2014, spiega ancora Adrien Dioma,  “è riflettere sulla cultura o le culture che conoscerà l’Italia del domani, sui cambiamenti futuri del paese, sulle possibili chiavi di lettura che contribuiranno alla creazione di un’Italia che appartenga a tutti coloro che la vivono e che ci vivono: l’Italia degli italiani, dei nuovi italiani e delle seconde generazioni.

Con la nascita di tanti eventi e realtà culturali ideati e promossi da persone di origini e cultura non italiane ma residenti in Italia, con la voglia di partecipazione politica, culturale, economica e sociale dei nuovi italiani, non è più possibile non cercare di immaginare l’Italia del futuro, un’Italia che sarà sempre più ricca di mescolanze, incontri e colori”

Tra le novità di quest’anno, l’evento "Se solo mi guardassi": due giornate di musica, cibo e arte, nate su proposta della madrina del festival Fiorella Mannoia.

Tra i numerosi protagonisti presenti al Festival possiamo citare:

Saidou Dicko - Burkina Faso.
All’età di 5 anni, piccolo pastore Fulani, impara a disegnare le ombre delle “sue” pecore sui suoli aridi del Sahel. Artista autodidatta, ha iniziato nella fotografia dal 2005, la sua specialità, le ombre….i suoi amici gli hanno dato il soprannome di “le voleur d’ombres” (il ladro di ombre).

Samia Yaba Christina Nkrumah – Ghana
Politica, presidente del Convention People’s Party, nel 2008 è stata eletta alle elezioni parlamentari del suo paese. Attualmente ha dato le dimissioni dal posto di parlamentare con il progetto di presentarsi alle prossime elezioni presidenziali. A Roma e a Torino ha parlato della sua lotta per l’indipendenza e l’unità del popolo africano

Cheikh Tidiane Gaye - Senegal.

Poeta e scrittore, è membro di Pen Club Internazionale Lugano Retoromancia Svizzera. È il primo africano a tradurre Senghor in italiano.




Ara Compaoré - Burkina Faso

La sua passione per i bellissimi tessuti del suo paese la spinge a diffonderli anche fuori dall’Africa e a creare così un nuovo stile nato dalla combinazione Occidente- Africa.



Reda Zine – Marocco

E’ stato uno dei fondatori del più grande festival di musica indipendente dell’Africa, L’Boulevard di Casablanca, e della sua rivista L’Kounache Magazine (urban music and street culture).



Cristina Ubax Ali Farah  – Somalia
Scrittrice e poetessa (padre somalo e madre italiana) si laurea in Lettere a Roma. Al festival Ottobre Africano ha presentato il suo ultimo libro (Il comandante del fiume) e per parlare con i giovani di seconde generazioni che stanno crescendo nel paese di immigrazione dei loro genitori ma che è semplicemente il loro paese.


Gabin Dabiré – Burkina Faso
Cantante, chitarrista, compositore. Ha creato con alcuni artisti milanesi il gruppo multimediale CORRENTI MAGNETICHE, suoni ed immagini dai primitivi all'elettronica. Imponente è il suo impegno culturale che lo porta nel 1984 a fondare a Milano il “CENTRO PER LA PROMOZIONE E LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA AFRICANA”, patrocinato dall’UNESCO.


Laurell Boyers-Bastiani - Sud Africa
Giornalista radioteleva. Nel 2009 ha vinto il Vodacom Journalist of the year: regional winner come producer di documentari e programmi televisivi di approfondimento per la Tv indipendente nazionale sudafricana E-tv (Enca). Successivamente è passata a lavorare per  Summit Tv, canale televisivo dedicato al mondo economico.

Jean Claude Mugabo Uwihangannye - Ruanda
Il suo nome vuol dire “l’uomo che ha pazienza”. Scrittore e ricercatore, in Italia da 25 anni, scrive favole e racconti interculturali ed è ricercatore delle tradizioni popolari e della filosofia africana. Realizza per le scuole programmi e animazione in chiave di “mondialità” con temi attuali e sensibili: ambiente, alimentazione, pace, solidarietà…Attualmente è presidente di “Immigrazionisti”, che pubblica il “libroagenda dei cittadini del mondo” un’agenda annuale a tema con ricorrenze, proverbi, personaggi, poesie, storie, concetti di tutte le culture di tutto il mondo.

Nyny-ryke Goungou – Togo
Cresciuta in Italia e diplomata in Fashion Design alla NABA di Milano, ha conseguito il Diploma Master in Modellistica industriale presso l’istituto “Carlo Secoli”. Le sue creazioni rappresentano un connubio fra la tenacia e la forza dei colori delle sue origini con la purezza, l’eleganza e i volumi Europei.

Lemnaouer Ahmine - Algeria

Documentarista. Vive in Italia e realizza documentari trasmessi dalle reti RAI e LA7. Molti dei suoi lavori trattano del difficile rapporto tra mondo arabo e occidentale



Dagmawi Yimer - Etiopia
Regista di documentari, ha esordito in Italia 
con Andrea Segre come coautore di “Come un uomo sulla terra” per il quale ha ricevuto una Menzione speciale al Bif&st 2009. Dal 2010 collabora con l’AMM -Archivio delle memorie migranti-, associazione di cui è vicepresidente che promuove forme di autonarrazione da parte di migranti.

mg

Leggi anche nel nostro blog:





novembre 21, 2014

PALESTINA e ISRAELE. "POP-pace of peace", il cartone realizzato da studenti israeliani e palestinesi.





"POP - pace of peace"

Nato da un'idea di Roberto Davide Papini e Attilio Valenti in partenariato con l'Ufficio per la Pace a Gerusalemme del Comune di Roma e in collaborazione con le Municipalità di Raanana (Israele) e di Qalqilia (Palestina) il cartone è stato realizzato dagli studenti di due scuole, la  Aviv Secondary School (Raanana, Israele) e la Al Sadia Secondary School (Qalqilia, Palestina). La supervisione artistica è stata svolta da due tra i più prestigiosi autori italiani, Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, due volte nomination allOscar”.

Si ringrazia Mariem Mastouri del direttivo di Casa Africa per la segnalazione

novembre 02, 2014

BURKINA FASO. A furor di popolo costretto alla fuga Blaise Compaoré, il presidente corrotto e golpista che tradì Thomas Sankara. Sarà una "Primavera Nera" o un golpe militare?



Il giovane popolo della “Terra degli uomini integri”  (Burkina Faso) ha messo  fine ai 27 anni del regime neoliberista di Blaise Compaoré che ha portato il paese alla miseria.

Il Burkina Faso è stato incluso dall'ONU tra i 25 più poveri Stati del mondo, sebbene sia il secondo paese produttore di cotone dell’Africa sub-sahariana e il quinto produttore d’oro della regione.

Un anno fa l’Agenzia Fides denunciava le condizioni in cui si trova il paese: “Il 46,4% della popolazione burkinabé ha meno di 15 anni, il 59,1% ha meno di 20 anni. Questa gioventù (...) è insoddisfatta e smarrita a causa dell’assenza di modelli sociali. L’immagine di chi esercita il potere è offuscata dalla corruzione e dal clientelismo (...). Il 43,9% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, e la ricchezza è detenuta da un piccolo gruppo, che si spartisce il potere politico e finanziario, attraverso la corruzione e l’uso a fini personali dei beni dello Stato (Fonte: Agenzia Fides

Il 30 ottobre scorso Blaise Campaorè si è dimesso ed è stato costretto alla fuga dopo cruente rivolte popolari che hanno portato all'occupazione e all'incendio del parlamento, all'occupazione della Radio e della Televisione, alla chiusura dell’aeroporto e all'occupazione di altri centri nevralgici per la vita politica del paese. Rivolte che sono costate la vita ad almeno 30 manifestanti (Fonte: Greenreport)


Ma l’esito della rivoluzione che Emile Pargui Pare, esponente del partito di opposizione Movement of People for Progress (Mpp), ha detto essere "la nostra primavera" battezzandola "Primavera Nera"è ancora incerto dopo che alla rivolta popolare è seguito un colpo di stato militare che ha messo al potere il colonnello Isaac Zida, numero due della guardia presidenziale, un corpo d’elite ben armato e ben pagato, creato dallo stesso Compaoré. Zida avrebbe il compito di creare un governo di transizione per portare il paese a libere elezioni entro12 mesi.

L'opposizione e la società civile  hanno rivolto un appello alla popolazione perché scenda in piazza per chiedere che la transizione democratica non sia gestita dai militari. Invocano a gran voce Kwamé Louguéex ministro della difesa rimosso dal suo incarico nel 2003 perché accusato di voler deporre Compaorè. Lougué sarebbe però stato fermato (non si capisce ancora bene da chi) a Ouagadougou mentre stava tentando di raggiungere piazza della Nazione, nel cuore della capitale per unirsi ai manifestanti.

                            
Chi è Blaise Compaoré l'uomo che i  burkinabè  
non vogliono più come presidente

E’ stato presidente del Burkina Faso dal 1987, anno in cui salì al potere grazie a un cruento colpo di Stato finanziato dalla Francia, dalla Libia e dagli Stati Uniti e sostenuto dai signori della guerra dell'area, il sanguinario liberiano Charles Taylor e Idriss Déby (Fonte: Panorama).

Dopo esserne stato ministro e amico fu Compaoré a tramare e organizzare il colpo di stato contro Thomas Sankara, il carismatico presidente burkinabè (1983-1987) che aveva imboccato una via autonoma allo sviluppo osteggiata sistematicamente da Banca Mondiale e FMI e che venne assassinato, secondo numerose testimonianzeproprio su mandato del deposto presidente.

Salito al potere Compaoré ha dato alla sua politica economica il forte impulso liberista preteso dal FMI ed è diventato stretto alleato di Stati Uniti e Francia. Il Burkina Faso ospita una base militare francese e basi aeree per i droni spia americani che volano principalmente sul Mali e sul Niger, paesi con cui Il Burkina Faso confina  e che sono strategicamente importanti per gli interessi economici occidentali e in particolare della Francia, ex potenza coloniale (v. il nostro post Mali. Le verità della guerra). 


Chi è Thomas Sankara, il presidente tradito  da Compaoré


Thomas Sankara ha governato il  Burkina Faso per quattro anni (1983-1987) durante i quali è stato alla ricerca del riscatto per un intero continente: “L’Africa agli africani” (Sankara e il sogno africano di Carlo Batà, Leggi tutto )

Una figura rivoluzionaria rispetto all’atteggiamento accondiscendente di tanti altri leader africani verso le nazioni straniere; rivoluzionaria rispetto ai diktat di potenze egemoni come la Francia e gli Stati Uniti.  Sankara denunciava i ricatti delle potenze occidentali e invitava i governi africani a non sottostare alle regole delle nazioni straniere e al liberismo globale, causa principale della povertà nei paesi del Sud del mondo. Povertà alimentata ad hoc dalle nazioni occidentali per continuare ad accaparrarsi in maniera indiscriminata delle ricchezze dell’Africa (Fonte: Missioni Africane. org. )

Thomas Sankara aveva uno stipendio presidenziale in linea con quello degli impiegati statali di basso livello. Tagliò le retribuzioni di generali, ministri, alti funzionari. Distribuì la terra ai contadini. Era un uomo integro, che pagò con la vita la sua integrità e il sogno di riconquistare la sovranità economica per il suo Paese, saccheggiato dai colonialisti e obbligato a antieconomiche monoculture in mano alle multinazionali francesi.

Sotto la sua presidenza Sankara promosse numerose donne a ministro o ai vertici delle forze armate, incoraggiò le donne a ribellarsi al maschilismo e a rimanere a scuola in caso di gravidanza, fu il primo presidente africano a mettere in guardia la popolazione dai rischi dell'AIDS, invitando i suoi compatrioti a prendere dei contraccettivi, abolì la poligamia e vietò l'infibulazione (Fonte: Panorama)
  
Per ridare impulso all’economia decise che il suo paese doveva contare sulle proprie forze e vivere all’africana, senza farsi abbagliare dalle imposizioni culturali provenienti dall’Europa: “Non c’è salvezza per il nostro popolo se non voltiamo completamente le spalle a tutti i modelli che ciarlatani di tutti i tipi hanno cercato di venderci per anni”. “Consumiamo burkinabè”, si leggeva sui muri della capitale.  

Durante i suoi quattro anni di presidenza Sankara aveva invitato i Paesi africani a non pagare il debito estero per concentrare gli sforzi su una politica economica che colmasse il ritardo imposto da decenni di dominazione coloniale.


Celebre è rimasto il discorso sul debito che tenne nel 1986, durante i lavori della  25esima  sessione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) tenutasi a Addis Abeba, pochi mesi prima di essere assassinato:  “Noi siamo estranei alla creazione di questo debito e dunque non dobbiamo pagarlo. […] Il debito nella sua forma attuale è una riconquista coloniale organizzata con perizia. […] Se noi non paghiamo, i prestatori di capitali  non moriranno, ne siamo sicuri; se invece paghiamo, saremo noi a morire, possiamo esserne altrettanto certi”:



mg