novembre 02, 2014

BURKINA FASO. A furor di popolo costretto alla fuga Blaise Compaoré, il presidente corrotto e golpista che tradì Thomas Sankara. Sarà una "Primavera Nera" o un golpe militare?



Il giovane popolo della “Terra degli uomini integri”  (Burkina Faso) ha messo  fine ai 27 anni del regime neoliberista di Blaise Compaoré che ha portato il paese alla miseria.

Il Burkina Faso è stato incluso dall'ONU tra i 25 più poveri Stati del mondo, sebbene sia il secondo paese produttore di cotone dell’Africa sub-sahariana e il quinto produttore d’oro della regione.

Un anno fa l’Agenzia Fides denunciava le condizioni in cui si trova il paese: “Il 46,4% della popolazione burkinabé ha meno di 15 anni, il 59,1% ha meno di 20 anni. Questa gioventù (...) è insoddisfatta e smarrita a causa dell’assenza di modelli sociali. L’immagine di chi esercita il potere è offuscata dalla corruzione e dal clientelismo (...). Il 43,9% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, e la ricchezza è detenuta da un piccolo gruppo, che si spartisce il potere politico e finanziario, attraverso la corruzione e l’uso a fini personali dei beni dello Stato (Fonte: Agenzia Fides

Il 30 ottobre scorso Blaise Campaorè si è dimesso ed è stato costretto alla fuga dopo cruente rivolte popolari che hanno portato all'occupazione e all'incendio del parlamento, all'occupazione della Radio e della Televisione, alla chiusura dell’aeroporto e all'occupazione di altri centri nevralgici per la vita politica del paese. Rivolte che sono costate la vita ad almeno 30 manifestanti (Fonte: Greenreport)


Ma l’esito della rivoluzione che Emile Pargui Pare, esponente del partito di opposizione Movement of People for Progress (Mpp), ha detto essere "la nostra primavera" battezzandola "Primavera Nera"è ancora incerto dopo che alla rivolta popolare è seguito un colpo di stato militare che ha messo al potere il colonnello Isaac Zida, numero due della guardia presidenziale, un corpo d’elite ben armato e ben pagato, creato dallo stesso Compaoré. Zida avrebbe il compito di creare un governo di transizione per portare il paese a libere elezioni entro12 mesi.

L'opposizione e la società civile  hanno rivolto un appello alla popolazione perché scenda in piazza per chiedere che la transizione democratica non sia gestita dai militari. Invocano a gran voce Kwamé Louguéex ministro della difesa rimosso dal suo incarico nel 2003 perché accusato di voler deporre Compaorè. Lougué sarebbe però stato fermato (non si capisce ancora bene da chi) a Ouagadougou mentre stava tentando di raggiungere piazza della Nazione, nel cuore della capitale per unirsi ai manifestanti.

                            
Chi è Blaise Compaoré l'uomo che i  burkinabè  
non vogliono più come presidente

E’ stato presidente del Burkina Faso dal 1987, anno in cui salì al potere grazie a un cruento colpo di Stato finanziato dalla Francia, dalla Libia e dagli Stati Uniti e sostenuto dai signori della guerra dell'area, il sanguinario liberiano Charles Taylor e Idriss Déby (Fonte: Panorama).

Dopo esserne stato ministro e amico fu Compaoré a tramare e organizzare il colpo di stato contro Thomas Sankara, il carismatico presidente burkinabè (1983-1987) che aveva imboccato una via autonoma allo sviluppo osteggiata sistematicamente da Banca Mondiale e FMI e che venne assassinato, secondo numerose testimonianzeproprio su mandato del deposto presidente.

Salito al potere Compaoré ha dato alla sua politica economica il forte impulso liberista preteso dal FMI ed è diventato stretto alleato di Stati Uniti e Francia. Il Burkina Faso ospita una base militare francese e basi aeree per i droni spia americani che volano principalmente sul Mali e sul Niger, paesi con cui Il Burkina Faso confina  e che sono strategicamente importanti per gli interessi economici occidentali e in particolare della Francia, ex potenza coloniale (v. il nostro post Mali. Le verità della guerra). 


Chi è Thomas Sankara, il presidente tradito  da Compaoré


Thomas Sankara ha governato il  Burkina Faso per quattro anni (1983-1987) durante i quali è stato alla ricerca del riscatto per un intero continente: “L’Africa agli africani” (Sankara e il sogno africano di Carlo Batà, Leggi tutto )

Una figura rivoluzionaria rispetto all’atteggiamento accondiscendente di tanti altri leader africani verso le nazioni straniere; rivoluzionaria rispetto ai diktat di potenze egemoni come la Francia e gli Stati Uniti.  Sankara denunciava i ricatti delle potenze occidentali e invitava i governi africani a non sottostare alle regole delle nazioni straniere e al liberismo globale, causa principale della povertà nei paesi del Sud del mondo. Povertà alimentata ad hoc dalle nazioni occidentali per continuare ad accaparrarsi in maniera indiscriminata delle ricchezze dell’Africa (Fonte: Missioni Africane. org. )

Thomas Sankara aveva uno stipendio presidenziale in linea con quello degli impiegati statali di basso livello. Tagliò le retribuzioni di generali, ministri, alti funzionari. Distribuì la terra ai contadini. Era un uomo integro, che pagò con la vita la sua integrità e il sogno di riconquistare la sovranità economica per il suo Paese, saccheggiato dai colonialisti e obbligato a antieconomiche monoculture in mano alle multinazionali francesi.

Sotto la sua presidenza Sankara promosse numerose donne a ministro o ai vertici delle forze armate, incoraggiò le donne a ribellarsi al maschilismo e a rimanere a scuola in caso di gravidanza, fu il primo presidente africano a mettere in guardia la popolazione dai rischi dell'AIDS, invitando i suoi compatrioti a prendere dei contraccettivi, abolì la poligamia e vietò l'infibulazione (Fonte: Panorama)
  
Per ridare impulso all’economia decise che il suo paese doveva contare sulle proprie forze e vivere all’africana, senza farsi abbagliare dalle imposizioni culturali provenienti dall’Europa: “Non c’è salvezza per il nostro popolo se non voltiamo completamente le spalle a tutti i modelli che ciarlatani di tutti i tipi hanno cercato di venderci per anni”. “Consumiamo burkinabè”, si leggeva sui muri della capitale.  

Durante i suoi quattro anni di presidenza Sankara aveva invitato i Paesi africani a non pagare il debito estero per concentrare gli sforzi su una politica economica che colmasse il ritardo imposto da decenni di dominazione coloniale.


Celebre è rimasto il discorso sul debito che tenne nel 1986, durante i lavori della  25esima  sessione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) tenutasi a Addis Abeba, pochi mesi prima di essere assassinato:  “Noi siamo estranei alla creazione di questo debito e dunque non dobbiamo pagarlo. […] Il debito nella sua forma attuale è una riconquista coloniale organizzata con perizia. […] Se noi non paghiamo, i prestatori di capitali  non moriranno, ne siamo sicuri; se invece paghiamo, saremo noi a morire, possiamo esserne altrettanto certi”:



mg

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