aprile 22, 2015

MIGRAZIONI. 18 aprile 2015, la più grande strage di migranti nel Mediterraneo. 900 morti che pesano sulla coscienza dei governi europei. Intervenire subito. Con quali interventi?



Fuggono dai loro paesi  per sopravvivere.

Fuggono dalla Siria, dall’Iraq, dall’Africa Subsahariana.
  
Fuggono dalle guerre e dalla fame.
Le guerre ingaggiate e sponsorizzate dalle potenze occidentali e dai loro complici per spartirsi il potere sul suolo dell’Africa e del medioriente. La fame dello sfruttamento neo-coloniale.

Vittime di spietati trafficanti di esseri umani, ci chiedono aiuto.

Sotto accusa per questa ennesima strage, “la più grande di sempre”, come è stata definita, è l’abbandono dell’operazione umanitaria “Mare Nostrum” da parte del governo italiano e la vergognosa indifferenza degli altri governi dell’Unione Europea il cui unico obiettivo, perseguito attraverso il programma Triton, è quello di difendere, costi quello che costi, la propria frontiera.  

Ma che cos’è Mare Nostrum e che cos’è Triton?




MARE NOSTRUM –
Sul sito della Marina Militare italiana è descritta come una “operazione militare e umanitaria iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all'eccezionale afflusso di migranti”. 

Fortemente voluta dal governo Letta venne  iniziata a seguito del tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 366 immigrati,  con due obiettivi: “garantire la salvaguardia della vita in mare” e  “assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti”.

Vi erano Impegnati mezzi della Marina Militare, della Guardia costiera, dell’Aeronautica e della Guardia di finanza. 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. In particolare poi la Marina partecipava con una nave anfibia dotata di capacità ospedaliere in cui era presente uno staff medico per i controlli e gli interventi sanitari e il personale degli uffici immigrazione per l’identificazione dei migranti direttamente a bordo.

E’ importante considerare che le navi d'altura si spingevano per operare i soccorsi fino a ridosso delle coste libiche da dove parte ormai la stragrande maggioranza delle carrette del mare stracolme di migranti e dove avviene circa il 99% (!) dei salvataggi.

Ciò significa che nel caso accaduto la notte del 18 aprile, in cui il naufragio avvenne davanti alla Libia, sarebbe stato possibile evitare un'ecatombe intervenendo in modo tempestivo ed efficace con navi attrezzate e personale competente, anziché, come è avvenuto, lasciare che ai primi soccorsi provvedesse una nave mercantile di passaggio, assolutamente impreparata.   

Durante l’operazione “Mare Nostrum” sono stati oltre 160mila i migranti soccorsi, oltre 500 gli scafisti consegnati all'autorità giudiziaria e 3 le “navi madre” sequestrate. Fu lo stesso Ministro Alfano durante l’informativa del 16 ottobre 2014 alla Camera sugli sviluppi delle iniziative in materia di gestione dei flussi di migranti nel Mediterraneo, a riconoscere i brillanti risultati dell’operazione (Fonte: lastampa) .

L’operazione Mare Nostrum è stata chiusa dal governo italiano il 31 ottobre 2014, quando è partita l’operazione Triton gestita dall’Unione Europea, accampando che quest’ultima avrebbe perseguito gli stessi obiettivi. Così ebbe a dichiarare il presidente del consiglio Matteo Renzi durante l’intervista rilasciata alla trasmissione di RAI 2 "Virus" il 9 ottobre scorso:“...l’ha spiegato molto bene il ministro Alfano che l’operazione Mare Nostrum viene sostituita da un intervento complessivo dell’Unione Europea”.

Ma in realtà, come ben sapeva il governo italiano, non era così:  lo stesso direttore esecutivo di Frontex, Gil Arias Fernandez, in settembre aveva messo in chiaro che l’operazione Triton non avrebbe sostituito Mare Nostrum, impegnata nella ricerca e nel soccorso dei migranti, trattandosi di due missioni con obiettivi diversi (Fonte: ilfattoquotidiano) 

Ed infatti:



TRITON –
Istituita a partire dal primo novembre 2014 dall’Unione Europea é un’operazione svolta nell’ambito di Frontex, Agenzia europea per il controllo delle frontiere europee. Il suo mandato non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che e' la mission istituzionale di Frontex. Sebbene in caso di necessità possano  realizzarsi anche interventi di ricerca e soccorso (Sar).

Per rispondere al suo mandato, le navi di Triton si mantengono in un'area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum e dove di fatto avviene circa il 99% dei salvataggi. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d'altura, quattro motovedette (Fonte: ilsole24ore).

In conclusione Triton è un’attività di polizia che serve a proteggere i confini europei da narcotrafficanti e terroristi, non già a gestire l’emergenza umanitaria prodotta dall’immigrazione, emergenza umanitaria di fronte a alla quale l’Unione Europea resta assolutamente indifferente.



Nella sua audizione al Senato del 9 dicembre scorso il capo di stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, esprimeva dure critiche sull’abbandono da parte dell’Italia dell’operazione “Mare Nostrum” (qui il video della seduta) e indicava  le nefaste conseguenze che già potevano configurarsi ove l’operazione fosse lasciata in mano a Triton (Fonte: Internazionale)

Con l’introduzione di Triton, affermava De Giorgi, la filosofia dell’intervento è radicalmente cambiata. Triton si limita a controllare le coste e a pattugliare le acque territoriali. Viene meno il monitoraggio in alto mare, fin quasi davanti alle coste della Libia in fiamme, come avvenuto per tutta la durata dell’operazione precedente, lasciando così scoperto proprio il tratto di mare in cui gli immigrati sono esposti maggior pericolo:

nell’arco dell’anno in cui ha operato “Mare Nostrum” infatti vi sono state 439 operazioni di salvataggio in cui il 99% dei salvati è stato intercettato in mare.

Viene altresì meno, aggiungeva De Giorgi, quel lavoro di controllo sanitario che è stato svolto a bordo delle navi militari italiane. In pratica, con Triton si è ridotta del 65 per cento l’area controllata e sono stati depotenziati i compiti della marina.

L’Ammiraglio smontava anche l’equazione più soccorsi uguale più sbarchi teorizzata da certe forze politiche.

Con la chiusura di Mare Nostrum, affermava, gli sbarchi non sono affatto diminuiti, anzi sono aumentati. E di molto. 

Nel novembre del 2013, in piena Mare Nostrum, sono arrivati in Italia 1.883 migranti. Nel novembre di quest’anno, dopo la conclusione dell’operazione, sono stati registrati 9.134 arrivi, con un aumento netto del 485 per cento. “Di questi”, continuava l’ammiraglio, “3.810 migranti sono stati soccorsi dalla marina e sottoposti a controllo sanitario prima dello sbarco nel corso di 22 eventi sar (ricerca e soccorso). I restanti 5.324 sono arrivati direttamente sul territorio nazionale senza controllo sanitario. Di questi ultimi, infatti, 1.534 sono stati intercettati e soccorsi dalla capitaneria di porto e 2.273 da mercantili commerciali non attrezzati per quel tipo di attività, ma obbligati dal diritto del mare a intervenire”.

"Insomma, gli sbarchi continuano, ma in maniera più caotica e disordinata", aggiungeva De Giorgi. Venendo meno una politica razionale di intervento, possono anche apparire più invisibili (salvo che sulla stampa locale delle regioni meridionali, o in occasione dell’ennesimo naufragio). Ma in realtà stanno aumentando, “e il contesto geopolitico attuale non consente di prevedere la loro attenuazione”.

Triton è un’arma spuntata, concludeva l’ammiraglio. Piaccia o non piaccia, per governare il fenomeno bisogna andare molto al di là delle proprie acque territoriali, molto al di là delle 30 miglia di mare che circondano la Sicilia, la Calabria, la Puglia.
               
Delle nefaste conseguenze che ha prodotto l’operazione Triton e l’abbandono dell’operazione “Mare Nostrum” ci parlano i numeri!



The Guardian ha realizzato una grafica in cui ha elaborato il rapporto tra persone morte nei naufragi e migranti sbarcati. I primi tre mesi del 2015 sono stati il periodo con più morti degli ultimi anni: per ogni mille migranti sbarcati 46,2 sono morti in mare. La cifra per lo stesso periodo del 2014 (con Mare Nostrum) era dieci volte inferiore: 4,2 morti morti ogni mille persone sbarcate.

L’inattività dell’Unione Europea la rende complice di  strage.

Questi i provvedimenti essenziali e assolutamente praticabili che da tempo e da più parti si chiede che l’Unione Europea adotti per fermare i massacri:
  • l’istituzione di un’operazione “Mare Nostrum Europea”;
  • l’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo alle istituzioni europee nel proprio paese, o nei paesi di transito, senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e rischiare la vita;
  • la sospensione del regolamento Dublino per consentire ai rifugiati di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente con un fondo europeo ad hoc l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi.


I governi europei resteranno ancora a lungo sordi?...già si parla di potenziare l'operazione Triton, di blocchi navali e di interventi armati...

Mettere cioè un “tappo” all'esodo dei rifugiati.


mg

aprile 15, 2015

PALESTINA. "Sajjel Ana Arabi" ("Registra, Io sono un arabo"), la poesia del celebre poeta palestinese Mahmud Darwish cantata da George Qurmuz.


"Sajjel Ana Arabi" ("Registra, Io sono un arabo!", pubblicata in inglese con il titolo "Carta d'identità") è il titolo di questa canzone, trasposizione musicale della poesia del celebre poeta palestinese Mahmud Darwish, qui eseguita dal cantante libanese George Qurmouz.

Affermazione di un’identità negata, è diventata un inno in tutto il mondo arabo.

  


Traduzione italiana dal sito canzoni contro la guerra

CARTA D'IDENTITA'

 Ricordate!
 Sono un arabo
 E la mia carta d'identità è la numero cinquantamila
 Ho otto bambini
 E il nono arriverà dopo l'estate.
 V'irriterete?

 Ricordate!
 Sono un arabo,
 impiegato con gli operai nella cava
 Ho otto bambini
 Dalle rocce
 Ricavo il pane,
 I vestiti e I libri.
 Non chiedo la carità alle vostre porte
 Né mi umilio ai gradini della vostra camera
 Perciò, sarete irritati?

 Ricordate!
 Sono un arabo,
 Ho un nome senza titoli
 E resto paziente nella terra
 La cui gente è irritata.
 Le mie radici
 furono usurpate prima della nascita del tempo
 prima dell'apertura delle ere
 prima dei pini, e degli alberi d'olivo
 E prima che crescesse l'erba.
 Mio padre… viene dalla stirpe dell'aratro,
 Non da un ceto privilegiato
 e mio nonno, era un contadino
 né ben cresciuto, né ben nato!
 Mi ha insegnato l'orgoglio del sole
 Prima di insegnarmi a leggere,
 e la mia casa è come la guardiola di un sorvegliante
 fatta di vimini e paglia:
 siete soddisfatti del mio stato?
 Ho un nome senza titolo!

 Ricordate!
 Sono un arabo.
 E voi avete rubato gli orti dei miei antenati
 E la terra che coltivavo
 Insieme ai miei figli,
 Senza lasciarci nulla
 se non queste rocce,
 E lo Stato prenderà anche queste,
 Come si mormora.

 Perciò!
 Segnatelo in cima alla vostra prima pagina:
 Non odio la gente
 Né ho mai abusato di alcuno
 ma se divento affamato
 La carne dell'usurpatore diverrà il mio cibo.
 Prestate attenzione!
 Prestate attenzione!
 Alla mia collera
 Ed alla mia fame!


  
Mahmud Darwish محمود درويش (al-Birweh, 13 marzo 1941 – Houston, Texas, 9 agosto 2008) è considerato tra i maggiori poeti in lingua araba.

Autore di circa venti raccolte di poesie e sette opere in prosa, è stato altresì giornalista, direttore della rivista letteraria "al-Karmel" (Il Carmelo) e membro del Parlamento dell’Autorità Nazionale Palestinese. I suoi libri sono stati tradotti in più di venti lingue e diffusi in tutto il mondo. Solo una minima parte di essi, però, è stata tradotta in italiano.

La sua produzione letteraria ha ricevuto riconoscimenti internazionali e numerosi premi, ma, ciò che più conta, è stato il riconoscimento che Darwish ha ricevuto dal popolo palestinese. I suoi libri circolano di mano in mano e gente di tutte le età ripete i suoi versi. 


Trascorse la sua vita tra arresti ed esili. Nel 1948, anno della Nabka, quando aveva solo sette anni, la sua famiglia dovette scappare dalla città natale bombardata dal neo-costituito stato di  Israele che da allora divenne potenza occupante.

mg