settembre 19, 2012

PALESTINA, in memoria delle vittime della strage di Sabra e Shatila



Trent’anni fa, il 18 settembre 1982 si compiva il più grande massacro di profughi palestinesi della storia. I membri del partito cristiano-maronita libanese Falange, con la copertura dell’esercito israeliano che occupava militarmente Beirut, fecero strage di migliaia di rifugiati, soprattutto donne e bambini, nei campi profughi di Sabra e Shatila alla periferia di Beirut.
In un articolo pubblicato ieri su El Pais, il giornalista Ignacio Cembrero, all’epoca inviato speciale in Libano, così ci racconta la strage di cui è stato testimone oculare. Ne riportiamo la traduzione di alcuni brani rinviando la lettura dell’articolo integrale al testo linkato.

“Lì alla mia destra giacevano i corpi ammassati di decine di donne e bambini, molti di loro bebè,  buttati per terra. Li avevano ammazzati sparandogli o crivellandoli di coltellate. Prima di morire le madri avevano cercato di salvare i loro figli, così alcuni bebè erano sepolti sotto il corpo della loro madre o incuneati tra il loro seno perché non potessero assistere all’orrore…(omissis). Ricordo che contai più di 60 cadaveri, sebbene il numero totale dei morti alla fine si aggirasse intorno a 2.000, secondo stime attendibili. Erano quasi tutte donne. Alcune le più giovani con le gonne alzate o nude dalla cintola in giù perché probabilmente erano state violentate…(omissis). La Organizzazione per la Liberazione della Palestina aveva raggiunto un accordo con Israele e alcune settimane prima aveva ritirato da Beirut per mare i suoi ultimi combattenti. Perciò nessun miliziano armato custodiva l’entrata dei campi e solo un pugno di giovani offrirono resistenza armata agli aggressori…(omissis).
Dettai la cronoca per telefono dal centro stampa militare israeliano urlando. Riferii che il massacro era stato perpetrato dalla falange cristiana di Saad Haddad creata da Israele nel 1976, e con la complicità passiva dell’esercito israeliano i cui carri armati circondavano i campi. Quando finii due soldati israeliani, di origine argentina e uruguaiana, si rivolsero a me: “crediamo che si sia sbagliato, il nostro esercito non ha potuto agire come lei racconta” mi dissero.  Non mi ero sbagliato".

Nel suo libro Sabra e Shatila: inchiesta su un massacro (París, Seuil, 1892) il giornalista israeliano Amnon Kapeliouk riporta una conversazione telefonica del 16 settembre 1982, tra il generale Drori, artefice della presa di Beirut, e Ariel Sharon, ministro della difesa: “i nostri amici avanzano verso gli accampamenti. Abbiamo coordinato il loro ingresso” disse Drori. “Congratulazioni, la operazione dei nostri amici è stata approvata”, gli rispose Sharon. Quella notte cominciò il massacro che durò 40 ore…(omissis)

Israele nominò una commissione indipendente coordinata dal magistrato Isaac Kahane per investigare sulla tragedia. Arrivò alla conclusione che la responsabilità ricadeva sulle milizia cristiane, ma anche indirettamente su Ariel Sharon. Malgrado ciò Sharon fu nominato ministro degli esteri nel 1996 e primo ministro nel 2001”.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato il massacro con una risoluzione del 16 dicembre 1982, ma nonostante la condanna della comunità internazionale nessun responsabile è mai stato processato e condannato. Nel giugno del 2001 il Belgio cercò di aprire un processo sulla base di una legge che stabilisce la giurisdizione universale dei tribunali belgi per crimini contro l’umanità. Helie Hobeika, comandante delle falangi cristiane-maronite ritenuto responsabile materiale dell’eccidio, fu chiamato a testimoniare, ma nel gennaio del 2002 morì in un attentato!.
mg


 APPROFONDIMENTIAPPROFONDIMEN

drammaturgo e poeta francese che fu testimone dell’eccidio e scrisse il testo ormai noto “Quattro ore a Shatila”, pubblicato nell’inverno del 1983 sulla Revue d’Etudes Palestiniennes (in Italia da Gamberetti Editore - 2002).



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