Il Bahrain è una piccola isola ricca di materie prime, come
gas e petrolio, ed è anche il centro mondiale delle banche islamiche. Fa parte
del Consiglio di cooperazione del Golfo che comprende tutte le monarchie
petrolifere, come l’Arabia Saudita, il Kuwait, il Qatar, e gli Emirati Arabi Uniti.
E’ retto da una monarchia che fa capo alla famiglia Al Khalifa. Al contrario che
negli altri paesi del Golfo, la povertà nel Bahrain è altissima ed enormi sono le
disuguaglianze sociali.
Nel febbraio del 2011 l’onda lunga della primavera araba ha
investito anche il Bahrain ed a migliaia sono scesi in piazza per chiedere pacificamente
riforme e democrazia. La repressione del regime è stata subito brutale.
In piazza della Perla, a Manama, la capitale, c’erano anche molte
donne, protagoniste di una rivoluzione negata e volutamente dimenticata dai
media. Nel marzo del 2011 viene uccisa Bahiya Al Aradi, la prima ‘martire’
della rivoluzione. Fakhria Jassim Al
Sakran, muore in seguito all’inalazione di quei gas lacrimogeni utilizzati
dalle forze di sicurezza bahreinite. Jaleela al-Salman, insegnante e
vicepresidente dell’associazione di Abu Deeb, viene incarcerata per oltre 5
mesi e torturata. Roula Al-Safar, a capo dell’Associazione delle infermiere, viene
condannata a 15 anni di carcere insieme ad altri 20 colleghi per aver prestato
soccorso ai feriti nel corso delle manifestazioni contro il regime.
A due anni dall’inizio delle rivolte la lotta del popolo bahreinita
non si ferma (v. "Focus Bahrein" di osservatorioiraq.it), ma continua ad essere
dimenticata dai media. In tutti questi mesi i principali media, sia occidentali
che arabi, hanno sicuramente appoggiato
le rivolte in Tunisia, Libia, Egitto, Yemen, Siria, ma non hanno fatto
altrettanto con rivolte del Bahrain, considerate un pericoloso precedente per
le altre monarchie petrolifere del Golfo (Chiara Mancuso, universita.mondoarabo)
In questo contesto un ruolo importante riveste l’azione dell’attivista
Zainab al Khawaja. La “angy arabiya” famosa su twitter, portavoce per il movimento
dei diritti umani in Bahrain, attualmente in carcere.
Pubblichiamo la sua lettera scritta dal carcere di Isa Town
(Bahrain), riportata da Near East News Agency.
“I grandi leader sono
immortali, le loro parole e le loro azioni risuonano attraverso gli anni, i
decenni e i secoli. L'eco attraversa gli oceani e confini e diventa
un'ispirazione che tocca la vita di tutti coloro che sono disposti ad imparare.
Un o di questi grandi leader è Martin Luther King Jr. Mentre leggo le sue
parole, immagino che ce le legge da un altro paese, un altro tempo, per darci
delle lezioni molto importanti. Ci dice che, non dovremmo mai diventare
aggressivi ed abbassarci al livello dei nostri oppressori, che dobbiamo essere
disposti a fare grandi sacrifici per la libertà.
Non appena i semi di speranza e resistenza
all'oppressione sono fioriti iniziato in tutto il mondo arabo, il popolo del
Bahrain ha visto i primi segni di una nuova alba. Un'alba che ha promesso la
fine di una lunga notte di dittatura e di oppressione, la fine di un lungo
inverno di silenzio e paura, per diffondere la luce e il calore di una nuova
era di libertà e democrazia.
Con questa speranza e determinazione, il
popolo del Bahrain è sceso in piazza il 14 febbraio 2011 per chiedere
pacificamente i loro diritti. Le loro canzoni, poesie, dipinti e canti per la
libertà sono stati accolti con proiettili, carri armati, sostanze tossiche, gas
lacrimogeni e birdshot. Il brutale regime Al Khalifa era determinato a porre
fine alla creatività e alla rivoluzione pacifica ricorrendo alla violenza
diffondendo la paura.
Di fronte alla brutalità del regime, il popolo
del Bahrein ha mostrato un grande auto controllo. Giorno dopo giorno, i
manifestanti hanno stretto fiori di fronte ai soldati e mercenari, che poi
avrebbero sparato contro di loro. I manifestanti stavano a petto nudo e con le
braccia alzate, gridando: "Pace, pace" [silmiyya, silmiyya] prima di
cadere a terra, coperti di sangue. Migliaia di cittadini del Bahrein da allora
sono stati arrestati e torturati per reati come "raduno illegale" e
"incitamento all'odio contro il regime".
Due anni più tardi, le atrocità del regime del
Bahrain continuano. I manifestanti del Bahrein vengono ancora uccisi,
arrestati, feriti, e torturati perché chiedono la democrazia. Quando guardo
negli occhi di manifestanti del Bahrein, troppe volte vedo che l' amarezza ha
preso il sopravvento sulla speranza. La stessa amarezza che Martin Luther King
Jr. ha visto negli occhi dei rivoltosi nei bassifondi di Chicago nel 1966. Le
stesse persone che avevano guidato importanti proteste non violente, che hanno
rischiato la vita e l'incolumità fisica, senza la voglia di reagire, si sono poi
convinti che la violenza è l'unica lingua ad essere capita da tutti nel mondo…”Continua a leggere
mg
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