aprile 30, 2013

BAHRAIN. La rivoluzione dimenticata. Lettera dal carcere dell'attivista femminile Zainab al Khawaja


Il Bahrain è una piccola isola ricca di materie prime, come gas e petrolio, ed è anche il centro mondiale delle banche islamiche. Fa parte del Consiglio di cooperazione del Golfo che comprende tutte le monarchie petrolifere, come l’Arabia Saudita, il Kuwait, il Qatar, e gli Emirati Arabi Uniti. E’ retto da una monarchia che fa capo alla famiglia Al Khalifa. Al contrario che negli altri paesi del Golfo, la povertà nel Bahrain è altissima ed enormi sono le disuguaglianze sociali.

Nel febbraio del 2011 l’onda lunga della primavera araba ha investito anche il Bahrain ed a migliaia sono scesi in piazza per chiedere pacificamente riforme e democrazia. La repressione del regime è stata subito brutale.


In piazza della Perla, a Manama, la capitale, c’erano anche molte donne, protagoniste di una rivoluzione negata e volutamente dimenticata dai media. Nel marzo del 2011 viene uccisa Bahiya Al Aradi, la prima ‘martire’ della rivoluzione.  Fakhria Jassim Al Sakran, muore in seguito all’inalazione di quei gas lacrimogeni utilizzati dalle forze di sicurezza bahreinite. Jaleela al-Salman, insegnante e vicepresidente dell’associazione di Abu Deeb, viene incarcerata per oltre 5 mesi e torturata. Roula Al-Safar, a capo dell’Associazione delle infermiere, viene condannata a 15 anni di carcere insieme ad altri 20 colleghi per aver prestato soccorso ai feriti nel corso delle manifestazioni contro il regime.
A due anni dall’inizio delle rivolte la lotta del popolo bahreinita non si ferma (v. "Focus Bahrein" di osservatorioiraq.it), ma continua ad essere dimenticata dai media. In tutti questi mesi i principali media, sia occidentali che arabi,  hanno sicuramente appoggiato le rivolte in Tunisia, Libia, Egitto, Yemen, Siria, ma non hanno fatto altrettanto con rivolte del Bahrain, considerate un pericoloso precedente per le altre monarchie petrolifere del Golfo (Chiara Mancuso, universita.mondoarabo)  
In questo contesto un ruolo importante riveste l’azione dell’attivista Zainab al Khawaja. La “angy arabiya” famosa su twitter, portavoce per il movimento dei diritti umani in Bahrain, attualmente in carcere.

Pubblichiamo la sua lettera scritta dal carcere di Isa Town (Bahrain), riportata da Near East News Agency.

I grandi leader sono immortali, le loro parole e le loro azioni risuonano attraverso gli anni, i decenni e i secoli. L'eco attraversa gli oceani e confini e diventa un'ispirazione che tocca la vita di tutti coloro che sono disposti ad imparare. Un o di questi grandi leader è Martin Luther King Jr. Mentre leggo le sue parole, immagino che ce le legge da un altro paese, un altro tempo, per darci delle lezioni molto importanti. Ci dice che, non dovremmo mai diventare aggressivi ed abbassarci al livello dei nostri oppressori, che dobbiamo essere disposti a fare grandi sacrifici per la libertà.
 Non appena i semi di speranza e resistenza all'oppressione sono fioriti iniziato in tutto il mondo arabo, il popolo del Bahrain ha visto i primi segni di una nuova alba. Un'alba che ha promesso la fine di una lunga notte di dittatura e di oppressione, la fine di un lungo inverno di silenzio e paura, per diffondere la luce e il calore di una nuova era di libertà e democrazia.
 Con questa speranza e determinazione, il popolo del Bahrain è sceso in piazza il 14 febbraio 2011 per chiedere pacificamente i loro diritti. Le loro canzoni, poesie, dipinti e canti per la libertà sono stati accolti con proiettili, carri armati, sostanze tossiche, gas lacrimogeni e birdshot. Il brutale regime Al Khalifa era determinato a porre fine alla creatività e alla rivoluzione pacifica ricorrendo alla violenza diffondendo la paura.
 Di fronte alla brutalità del regime, il popolo del Bahrein ha mostrato un grande auto controllo. Giorno dopo giorno, i manifestanti hanno stretto fiori di fronte ai soldati e mercenari, che poi avrebbero sparato contro di loro. I manifestanti stavano a petto nudo e con le braccia alzate, gridando: "Pace, pace" [silmiyya, silmiyya] prima di cadere a terra, coperti di sangue. Migliaia di cittadini del Bahrein da allora sono stati arrestati e torturati per reati come "raduno illegale" e "incitamento all'odio contro il regime".
 Due anni più tardi, le atrocità del regime del Bahrain continuano. I manifestanti del Bahrein vengono ancora uccisi, arrestati, feriti, e torturati perché chiedono la democrazia. Quando guardo negli occhi di manifestanti del Bahrein, troppe volte vedo che l' amarezza ha preso il sopravvento sulla speranza. La stessa amarezza che Martin Luther King Jr. ha visto negli occhi dei rivoltosi nei bassifondi di Chicago nel 1966. Le stesse persone che avevano guidato importanti proteste non violente, che hanno rischiato la vita e l'incolumità fisica, senza la voglia di reagire, si sono poi convinti che la violenza è l'unica lingua ad essere capita da tutti nel mondo…”Continua a leggere
mg 

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