gennaio 31, 2020

PALESTINA. Trump: un piano di pace per perpetuare l'occupazione israeliana


Vision for Peace Conceptual Map published by the Trump Administration on January 28, 2020



Presentato con Netanyahu a Washington il piano di Trump prevede che Israele possa annettere tutti i territori palestinesi occupati in Cisgiordania ed abbia Gerusalemme come capitale su cui esercitare sovranità unica; la creazione di uno Stato palestinese a sovranità limitata (privo di esercito e privo del controllo effettivo dei propri confini), un getto che ricorda i bantustan del Sudafrica dell’apartheid.

Secondo il canale 12 della TV israeliana il piano prevede uno stato di Palestina ma a condizioni che “nessun leader palestinese potrebbe accettare ragionevolmente”

Fra le proposte del piano ci sono infatti:

  • L'annessione di tutti gli insediamenti della Cisgiordania, il che vuol dire, in pratica e in aperta violazione del diritto internazionale, l’annessione di tutti i territori conquistati con la guerra del 1967 e da allora militarmente occupati, nonché di tutti quelli su cui sono stati costruiti insediamenti illegali nel corso degli ultimi decenni. In termini reali lo Stato israeliano verrebbe così ad annettersi circa il 40% della Cisgiordania, ma con le colonie ebraiche a macchia di leopardo, secondo alcuni calcoli, potrebbe arrivare ad annettersi fino a due terzi del territorio Palestinese.


  • L’annessione unilaterale della Valle del Giordano, territorio che ha un ruolo essenziale per il controllo delle risorse idriche della Cisgiordania e che era sotto il controllo della Giordania fino al 1967 e venne quindi occupato militarmente da Israele con la guerra dei sei giorni. La Palestina perderebbe in tal modo anche il confine con la Giordania.


  • L'annessione unilaterale delle alture del Golan (territorio siriano conquistato da Israele nella guerra del '67).


  • L’assegnazione di Gerusalemme alla sovranità di Israele come capitale indivisa, compresa quindi la spianata delle moschee sacra ai musulmani.


  • Il rifiuto di accettare il rientro dei profughi palestinesi, i 700 mila palestinesi che vennero espulsi e costretti a fuggire dai 500 villaggi occupati da Israele durante la guerra del '48. LA NAKBA 

A fronte di tutto ciò la promessa di investimenti per 50 miliardi di dollari: "ci sono molti stati pronti ad investire", ha assicurato Trump. "Gerusalemme non è in vendita, e i nostri diritti non si barattano" è la replica del presidente palestinese Abu Mazen che ha respinto il piano annunciato da Trump.

     Il "Piano del secolo", come è stato battezzato da Trump, peraltro non sta facendo molta strada e piace solo ad Israele.   

Queste le reazioni

Sul fronte palestinese

Il presidente dell’ANP Abu Mazen ha rigettato la proposta e promesso di proseguire la battaglia contro l’occupazione israeliana. Nella riunione d’emergenza convocata a Ramallah ha detto che Trump vuole imporre ai palestinesi qualcosa che non vogliono, e poi, testuali parole: «Abbiamo detto no e continueremo a farlo a qualsiasi accordo che non preveda la soluzione di due stati basata sui confini del 1967». Il primo ministro Mohammad Shtayyeh ha esortato la comunità internazionale a boicottare il piano, e l’ha bollato come una cospirazione per liquidare la causa palestinese. Sulla stessa linea anche Hamas e Jihad Islamica. Fin da subito in Cisgiordania e a Gaza sono iniziate proteste e manifestazioni.

Sul fronte mediorientale

I paesi più contrari sono Iran e Turchia, che l’hanno definito “il piano della vergogna” destinato a fallire.

Così l'Iran boccia senza appello la proposta di Trump: "Il vergognoso piano americano imposto ai palestinesi è il tradimento del secolo ed è destinato al fallimento… gli Usa stanno violando le risoluzioni Onu".

Il presidente turco Erdogan è intervenuto in prima persona: "Questo piano mira a legittimare l'occupazione, non servirà alla pace. Fallirà. E poi Gerusalemme è sacra per i musulmani: l'idea di Donald Trump che mira a dare Gerusalemme a Israele è assolutamente inaccettabile".

Sulla stessa linea gli sciiti libanesi Hezbollah, secondo cui il piano Trump è "un tentativo di eliminare i diritti del popolo palestinese”.


Reazione contraria anche da parte della Giordania, che ha messo in guardia Israele dal compiere azioni unilaterali, come l’annessione della Valle del Giordano.

Atteggiamento più morbido da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, che invitano peraltro le parti a studiare la proposta e tornare ad aprire un negoziato. Sostenere una proposta del genere metterebbe questi governi in imbarazzo davanti alle opinioni pubbliche del mondo islamico. Alcune delegazioni erano presenti a Washington, ma al momento nessuno degli alleati degli Stati Uniti nella regione ha formalmente approvato l’accordo.

La Lega araba ha condannato il piano di Trump. In un comunicato il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha sottolineato che da "una lettura preliminare emerge una consistente violazione dei diritti legittimi dei palestinesi".

Sul fronte internazionale

Le Nazioni Unite hanno preso le distanze e sottolineato che ogni soluzione deve passare per il Consiglio di sicurezza. L’Unione Europea ha dichiarato tramite l’Alto rappresentate per la politica estera – lo spagnolo Joseph Borrell – di aver bisogno di tempo per “studiare accuratamente” i dettagli del piano. Per Bruxelles l’unilateralismo di Trump (e Netanyahu) è l’ennesimo sgarbo diplomatico proveniente da oltreoceano, un’altra dimostrazione dell’irrilevanza politica dell’UE su dossier fondamentali. Sarà un altro scossone all'orgoglio dei Paesi del vecchio continente.

Anche i vescovi cattolici di Terrasanta si sono mostrati contrari al piano e sottolineano che la soluzione del problema israelo-palestinese può venire soltanto da un accordo negoziale tra i due popoli in base a “proposte fondate su eguali diritti e pari dignità”. L’iniziativa di Trump, afferma l’episcopato cattolico di Terrasanta, “non contiene alcuna di queste condizioni. Esso non garantisce dignità e diritti ai palestinesi… va considerata come una iniziativa unilaterale, che avalla tulle le pretese di una parte, quella israeliana, e la sua agenda politica”.

mg



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