Il
17 dicembre 2010 il tunisino Mohammed Bouazizi, venditore ambulante di Sidi
Bouzid, si dava fuoco per chiedere dignità e protestare contro la polizia corrotta
del dittatore tunisino Ben Ali che gli aveva sequestrato la merce. Quel gesto
portò in strada migliaia e migliaia di persone in tutta la Tunisia dando inizio
alla cosiddetta Primavera araba, l’insieme di proteste e rivolte che hanno
sconvolto il mondo arabo e che in pochi mesi hanno fatto cadere dittature
decennali in Egitto, Libia, Yemen e Tunisia. Rivolte dai percorsi accidentati e
dagli esiti ancora incerti, strette come sono tra genuine manifestazioni di
popolo che chiedono libertà e giustizia e le strategie di potenze straniere. Rivolte
sanguinose che ancora proseguono contro i regimi del Bahrain e della Siria.
"Con o senza primavere, è però sul
corpo delle donne che si combatte la vera battaglia di libertà. E sebbene ad
innescare le rivolte sia stato un uomo - il venditore ambulante Mohamed
Bouazizi - la vera rivoluzione sarà sicuramente al femminile". Viaggio nel Maghreb delle donne
Oltre ad essere in
prima linea nelle piazze le donne sono diventate anche protagoniste
della comunicazione. Tramite l’uso dei nuovi media hanno fornito un apporto fondamentale alla
informazione e alla controinformazione. Le bloggers hanno rappresentato uno
strumento per costruire movimenti, reti di movimenti e chiamare alla
mobilitazione in difesa dello Stato di diritto e dei diritti delle donne come
paradigma di cambiamento e di risveglio democratico. Le donne arabe hanno
così preso le redini dell’informazione on-line, della gestione dei blog e di
Facebook, che hanno reso possibile la diffusione a livello mondiale delle
notizie sulla Primavera araba, in chiave pienamente femminile.
Estremamente significativa è l’iniziativa
che quattro attiviste arabe, Diala
Haidar e Yalda Younes (libanesi), Farah Barqawi (palestinese) e Sally Zohney
(egiziana), hanno lanciato il primo ottobre 2011 aprendo su Facebook la pagina
The uprising of women in the Arab world, con cui si prefiggono di far conoscere
“la rivolta delle donne arabe” e i problemi che queste devono affrontare nei
loro Paesi ancora soggiogati dal potere degli uomini. Seguendo lo slogan
“Together for fearless, free & independent women in the arab world”, le
blogger invitano le persone a inviare una propria foto realizzata tenendo in
mano un cartello con il messaggio “Io sono con la rivolta delle donne del mondo
arabo perché…” per comunicare e diffondere il proprio sostegno alla loro lotta.
Sono davvero tante le avanguardie
dell’attivismo femminile diventate motore di cambiamento per l’intera
società araba, tra queste vanno ricordate:
Asmaa Mahfouz - Egitto
E' la giovane donna che ha favorito
l'inizio della rivoluzione in Egitto. In prima linea all’interno del movimento giovanile egiziano, di fronte alla fortissima repressione del regime nei confronti della stampa decise di utilizzare le piattaforme multimediali di Facebook, Twitter e Youtube per sostenere le manifestazioni di protesta del suo paese, facendole conoscere così anche al mondo occidentale e spiegandone le ragioni censurate dal regime. In un video diffuso alla vigilia
della rivoluzione, Asmaa chiamava alla mobilitazione popolare con queste parole:
"Sto facendo questo video per darvi un messaggio semplice. Vogliamo
scendere in piazza Tahrir il 25 gennaio. Se abbiamo ancora l'onore e vogliamo
vivere in dignità su questa terra, dobbiamo andare in piazza, il 25 gennaio ...
A chi dice che non ne vale la pena perché ci sarà solo una manciata di persone,
voglio dirgli: tu sei la causa di ciò, tu sei un traditore, proprio come il
presidente o un poliziotto della sicurezza che ci batte per le strade. La tua
presenza con noi può fare la differenza, una grande differenza! " www.asmamahfouz.com
Israa
Abdel Fattah - Egitto
Attivista e blogger è stata tra i fondatori del Movimento 6 aprile che riunisce giovani contestatori del regime di Mubarak. Un movimento nato su Facebook, ma che
è presto passato dalla realtà virtuale alla strada attraverso continui appelli
alla mobilitazione popolare. Invitata alla VII Assemblea per la democrazia
(14-17
ottobre 2012) tenutasi in Perù ha così evidenziato gli obiettivi
per raggiungere una vera democrazia in Egitto. "Abbiamo bisogno di una
Costituzione per tutti gli egiziani che rappresenti la diversità del nostro paese,
abbiamo bisogno, attraverso di essa, di avere la vera libertà e la democrazia
per tutti e che la gente conosca il valore di questa costituzione”. Attualmente
Israa continua la sua lotta in difesa dei diritti delle donne e afferma:
“Purtroppo i diritti delle donne non sono contemplati nella costituzione
attuale per cui dobbiamo continuare a lavorare a questo scopo, abbiamo bisogno
di cambiare le mentalità, migliorare l’educazione e i mezzi di comunicazione”
Bothaina
Kamel - Egitto
Giornalista
televisiva Il suo è un volto molto noto in Egitto, è stata per anni la presentatrice
di uno dei tg più seguiti ma ha subito varie censure per la sua continua
opposizione al regime di Mubarak. Si
è candidata alla presidenza dell'Egitto del dopo Mubarak ciò che ha suscitato molte polemiche da parte dell'opinione
pubblica, ma lei motiva la sua scelta “Penso che la mia
candidatura non sia assolutamente una provocazione, è tempo per le donne di
mirare anche alle cariche più alte e dunque alla presidenza.”
con il suo blog Tunisian girl (da cui è nato un libro edito in Italia) ha denunciato abusi, contestato prepotenze e coordinato azioni di protesta fino a conquistarsi un ruolo di pericolosa dissidente già a 27 anni. Il suo attivismo sul web l'ha portata alla nomina a Premio Nobel per la Pace.
Le donne Tunisine sono state in prima linea nella battaglia, poi vinta, contro la riforma della costituzione proposta dall’ala fondamentalista del partito islamico-conservatore al governo, Ennahda, che stabiliva il principio di "complementarietà" della donna rispetto all’uomo pretendendo in tal modo di cancellare l'impianto normativo esistente nella legislazione tunisina fondato sulla parità di genere e di cui la Tunisia vanta un primato nel mondo arabo fin dall’epoca di Habib Bourguiba.
Tawakkol Karman – Yemen
Nel 2011 ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per “la sua battaglia
non violenta per la sicurezza delle donne e per il loro diritto a partecipare
alla costruzione della pace”. Durante
le sommosse popolari nello Yemen Tawakkul Karman ha organizzato
raduni di studenti nella capitale yemenita, ha guidato gli scontri contro il dittatore
ʿAlī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ (poi dimessosi il 27.02.2012) ed è stata più volte
arrestata. E’ tra le componenti di spicco del partito di
opposizione Al-Islah
(Congregazione Yemenita per la Riforma, affiliata ai Fratelli musulmani, e che
dal 2002 fa parte dei Joint Meeting Parties, coalizione formata da partiti di
opposizione, tra cui il Partito Socialista Yemenita e altri tre minori, per
chiedere riforme, meno corruzione, e un governo più democratico). Nel 2005 ha creato
il gruppo Ṣaḥafiyyāt bilā quyūd (Giornaliste senza catene) per difendere in prima istanza la
libertà di pensiero e d'espressione.
Razan Zaitouneh – Siria
Razan Gazzawi - Siria
vincitrice del prestigioso Premio Anna Politkovskaya 2011,
istituito nel 2007 dall'organizzazione RAR in WAR (Reach All Women in War) e
destinato a una difensora dei diritti umani impegnata dalla parte delle vittime
nelle zone di conflitto. Zaitouneh, 34 anni, giornalista e avvocata impegnata
in favore dei diritti umani dal 2001, è stata tra le protagoniste delle prime
manifestazioni contro il governo siriano prima di essere costretta a entrare in
clandestinità per evitare l'arresto e la tortura. Ha monitorato e denunciato,
per conto dei Comitati di coordinamento locali, le violazioni dei diritti umani
perpetrate dalle forze di sicurezza siriane. Suo marito, Wa'el Hammada, è stato
arrestato il 30 aprile 2011 ed è stato rilasciato il 1° agosto successivo dopo mesi di
torture, in attesa del processo.
Razan Gazzawi - Siria
dal 2009, anima il blog razaniyyat e dalle pagine del suo
blog ha più volte denunciato la repressione nel suo paese ad opera del
governo siriano. Più volte arrestata oggi è costretta a nascondersi, mentre il
marito e il fratello minore sono stati arrestati.
avvocata, combatte da sempre contro le
ingiustizie del regime del suo Paese, difendendo politici dell’opposizione e
attivisti incarcerati, nonché i condannati a morte e le donne ingiustamente
detenute. Dal 2010 è in carcere per scontare una condanna di 6 anni con
l’accusa di propaganda contro il sistema e cospirazione volta a minare la
sicurezza dello Stato. Recentemente è stata ricordata dalle cronache
internazionali per lo sciopero della fame che ha iniziato dopo che le è stato
imposto di poter vedere i propri figli solo dietro una vetrata. Firma l'appello di Amnesty International
Eletta in parlamento alle ultime
elezioni con The National Force Alliance è una delle le donne impegnate oggi in politica che la Libia ha visto crescere in modo esponenziale dopo la caduta del regime
di Gheddafi. I seggi conquistati in parlamento dalle donne sono stati il 16,5%,
un risultato straordinario se si considera l’eredità del regime durato più di
40 anni durante i quali le donne hanno sperimentato un grande isolamento e un
ruolo di esclusione. Amina è professora associata presso l’Università di Bengasi,
ha co-fondato il Centro Libico per la Democrazia e lo Stato di Diritto ed è
membro della Piattaforma delle Donne Libiche per la Pace (LWPP) e del movimento Voce delle Donne Libiche VLW
mg
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