Una decisione storica e densa di importanti conseguenze sul
piano della politica e del diritto internazionale
quella con cui l’Assemblea Generale ha votato ieri l’ammissione alle Nazioni
Unite della Palestina come Stato osservatore approvando il progetto di risoluzione che le era stato presentato da numerosi Stati, per lo più facenti
parte del così detto sud del mondo (Afghanistan,
Algeria, Argentina, Bahrain, Bangladesh, Bolivia, Brazil, Brunei Darussalam,
Chile, China, Comoros, Cuba, Democratic People’s Republic of Korea, Djibouti,
Ecuador, Egypt, Guinea-Bissau, Guyana, Iceland, India, Indonesia, Iraq, Jordan,
Kazakhstan, Kenya, Kuwait, Lao People’s Democratic Republic, Lebanon, Libya,
Madagascar, Malaysia, Maldives, Mali, Mauritania, Morocco, Namibia, Nicaragua,
Nigeria, Oman, Pakistan, Peru, Qatar, Saint Vincent and the Grenadines, Saudi
Arabia, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Somalia, South Africa, Sudan,
Tajikistan, Tunisia, Turkey, United Arab Emirates, Uruguay, Venezuela
(Bolivarian Republic of), Yemen, Zimbabwe and Palestine).
Schiacciante la maggioranza dei paesi che hanno votato a favore. Stati Uniti e Israele isolati.
La risoluzione (A/RES/67/19) è stata adottata con una schiacciante maggioranza: 138 gli Stati (asiatici, africani, sudamericani, europei) che hanno votato a favore su 193 facenti parte dell’ONU, tra questi 15 paesi dell’Unione Europea a 27, tra cui i paesi rivieraschi di Italia, Francia e Spagna; contrari solo 9 Stati (Stati Uniti, Israele, Canada, Repubblica Ceca, Isole Marshall, gli Stati federati di Micronesia, Nauru, Panama, Palau); 41 gli astenuti tra cui Germania e Gran Bretagna (vedi nel dettaglio i risultati delle votazioni). Ciò mette in luce un cambiamento dei rapporti di forza nella politica internazionale dopo la fine delle dittature neo-coloniali spazzate via delle rivoluzioni arabe, e dopo l’affacciarsi in tutto il Sudamerica di nuove formazioni politiche che si sono affrancate dallo storico predominio nordamericano.
Perché semplice Stato osservatore e non Stato membro a pieno titolo?
Poiché ai sensi dell’art. 4 della Carta istitutiva delle Nazioni Unite l’ammissione di uno Stato come membro da parte dell’Assemblea Generale
avviene solo su proposta del Consiglio di Sicurezza, presupposto quest’ultimo per
il momento non realizzabile stante la posizione assunta dagli Stati Uniti che oggi
hanno votato contro la risoluzione e che nel Consiglio di Sicurezza vantano
(insieme a Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, cioè le cinque potenze uscite
vincitrici della seconda guerra mondiale), come è noto, il diritto di veto.
Peraltro, nella risoluzione approvata oggi l’Assemblea Generale
esprime l'auspicio che il Consiglio di Sicurezza voglia considerare
favorevolmente la domanda già presentata da parte dello Stato della Palestina
per l'ammissione come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite (vedi sotto il
punto 3)
Importante il
contenuto della risoluzione: Palestina Stato indipendente e sovrano, Israele paese
occupante.
Il testo della risoluzione contiene affermazioni di notevole
importanza sul piano del diritto internazionale anche per le conseguenze che ne
possono scaturire: riconosce la Palestina come Stato indipendente e sovrano,
ribadisce il suo diritto all’integrità
territoriale, qualifica Israele come paese occupante e sottolinea la
necessità che quest’ultima si ritiri dai territori occupati e cessi tutte le
attività di colonizzazione.
“L’Assemblea Generale
(…omissis)
·
Riaffermando
il principio, sancito dalla Carta, della inammissibilità
dell'acquisizione di territori con la forza;
·
Riaffermando
anche le sue risoluzioni 43/176 del 15 dicembre 1988 e 66/17 del 30 novembre
2011 e tutte le risoluzioni pertinenti in merito alla soluzione pacifica della
questione palestinese le quali, tra l'altro, sottolineano la necessità del ritiro di Israele dai territori
palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme Est, la realizzazione
dei diritti inalienabili del popolo palestinese, in primo luogo il diritto
all'autodeterminazione e il diritto al suo Stato indipendente, una giusta
soluzione del problema dei profughi palestinesi in conformità con la
risoluzione 194 ( III) dell'11 dicembre 1948 e la completa cessazione di tutte le attività di colonizzazione
israeliana nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est;
·
Ribadendo
la sua risoluzione 58/292 del 6 maggio 2004, affermando, tra l'altro, che lo
stato del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est,
rimane uno stato di occupazione militare e che, in conformità del diritto
internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, il popolo
palestinese ha diritto all'autodeterminazione e alla sovranità sul suo
territorio;
(…omissis)
1.
Ribadisce il diritto del
popolo palestinese all'autodeterminazione e all'indipendenza nel suo Stato di
Palestina nel territorio palestinese occupato dal 1967;
2.
Decide
di accordare alla Palestina lo status di Stato osservatore non membro presso le
Nazioni Unite, fatti salvi i diritti acquisiti, i privilegi e il ruolo
dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina nelle Nazioni Unite in
qualità di rappresentante del popolo palestinese, in conformità delle
pertinenti risoluzioni ;
3.
Esprime l'auspicio che il
Consiglio di Sicurezza voglia considerare favorevolmente la domanda presentata
il 23 settembre 2011 da parte dello Stato della Palestina per l'ammissione a
pieno titolo delle Nazioni Unite.
4.
Afferma
la sua determinazione a contribuire alla realizzazione dei diritti inalienabili
del popolo palestinese e al raggiungimento di una soluzione pacifica in Medio
Oriente che ponga fine all'occupazione iniziata nel 1967 e che renda
possibile la visione di due Stati: con uno Stato di Palestina indipendente,
sovrano, democratico, transitabile e contiguo che
coesista in pace e sicurezza la fianco di Israele sulla base dei confini
precedenti al 1967;
5.
(…omissis)
6.
Esorta
tutti gli Stati, le agenzie specializzate e le organizzazioni del sistema delle
Nazioni Unite a continuare a sostenere ed aiutare il popolo palestinese nella
realizzazione iniziale del suo diritto all'autodeterminazione;
7.
(…omissis)”
Le conseguenze del
riconoscimento della Palestina come Stato e della sua ammissione all’ONU sul piano del diritto internazionale (Tratto da El Pais).
Tra tutte le conseguenze la più importante è la possibilità
per l'Autorità palestinese di deferire Israele al Tribunale Penale
Internazionale per presunto genocidio, crimini di guerra o crimini contro
l'umanità commessi dalle autorità israeliane.
Il "trasferimento da parte di una potenza occupante di
parte della propria popolazione civile nel territorio che occupa" è definito
p.es. come un crimine di guerra. Ciò che Israele potrebbe aver commesso creando
insediamenti ebraici in Cisgiordania e anche nel settore orientale e arabo di
Gerusalemme.
Tre anni fa l'Autorità Palestinese chiese al Tribunale
Penale Internazionale di aprire un’ inchiesta per presunti crimini di guerra commessi da Israele
durante la sua offensiva militare Piombo Fuso a Gaza (2008-2009), ma il
procuratore sostenne che prima di prendere in considerazione la richiesta gli
organismi competenti dell'ONU avrebbero dovuto determinare se la Palestina era
uno Stato.
Se si confermasse che il presidente palestinese Yasser
Arafat è stato avvelenato, lo Stato palestinese potrebbe chiedere al procuratore
del Tribunale Penale Internazionale di aprire un'inchiesta sull'assassinio. Il
corpo di Arafat, morto nel 2004, è stato appena riesumato a Ramallah
(Cisgiordania).
Con il voto odierno la Palestina non può votare
all'Assemblea Generale e presentare candidati per gli uffici delle Nazioni
Unite, tuttavia può aderire alle principali convenzioni internazionali e
aderire alle agenzie delle Nazioni Unite, come la FAO, l'Organizzazione
internazionale del lavoro l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni,
l'Organizzazione Mondiale della Sanità e così via
Il fatto di votare a favore della Palestina e di riconoscerla
come Stato implica, per paesi come ad. es. la Spagna, la Francia o l'Italia, la posssibilità di
aprire relazioni diplomatiche col nuovo Stato, trasformare in Ambasciate le
delegazioni tuttora esistenti e riconoscere i passaporti rilasciati dall’autorità
palestinese.
mg
mg
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