E’ strage di bambini nella Striscia di Gaza colpita da sei giorni dai raid israeliani dell’operazione “Pilastro di difesa”.
Secondo l'UNICEF alle
15 di lunedì risultavano almeno 18 i piccoli palestinesi che hanno perso la
vita e 252 quelli rimasti feriti. La preoccupazione dell'organizzazione
delle Nazioni Unite che si occupa di infanzia è massima: «A Gaza desta allarme soprattutto la
situazione sanitaria - fa sapere l'Unicef Italia in una nota -: gli ospedali
sono sovraffollati a causa dell'afflusso continuo di feriti e le scorte di alcuni farmaci si sono
rapidamente esaurite. La nostra Supply Division di Copenhagen sta
predisponendo l'invio di scorte di emergenza per 14 farmaci di base». Ma
l'emergenza non è solo quella medica. «La chiusura del passaggio di transito di Kerem Shalom tra
Israele e la Striscia di Gaza provocherà a breve una penuria di carburante -
sottolinea ancora l'organizzazione umanitaria , con gravi conseguenze sul
funzionamento dei servizi essenziali già a fine novembre, quando saranno
esaurite le scorte di combustibile, circa 111 mila litri, finanziate da noi e
da Human Rights First, una ong nostra partner». Il bilancio dei danni e delle
vittime purtroppo viene aggiornato ad ogni ora e si fa sempre più pesante. Nei
sei giorni dell’operazione israeliana “Pilastro di difesa” sono centinaia le
vittime accertate.
Adriana Zega , una dei cooperanti rimasti bloccati a
Gaza negli ultimi giorni, che ha da poco lasciato la Striscia riferisce: "Situazione indescrivibile, siamo di
fronte ad attacchi deliberati nei confronti dei civili, ora servono aiuti per i
feriti" (v. il reportage). Tra i bambini morti sei facevano parte della famiglia Aldalu sterminata nel rione Nasser di Gaza City
nel bombardamento della palazzina in cui abitava.
Anche le navi da
guerra israeliane hanno bombardato la Striscia nelle ore notturne, mentre
il primo ministro Benyamin Netanyahu si dice pronto ad ''estendere le
operazioni'' militari anche da terra.
"La situazione è
estremamente critica. Ogni 10 minuti c’è
un attacco aereo, le strade sono completamente vuote e la gente non si può muovere. Il Ministero
della Sanità ha dichiarato che più di 165 tipi di farmaci e materiale medico si
stanno esaurendo in tutti i centri medici della Striscia. Le cliniche della
Palestinian Medical Relief Society lavorano a pieno ritmo, ma se gli attacchi
continueranno non sarà possibile prestare assistenza a tutti i feriti, anche
per scarsità di risorse finanziarie. Sulla
popolazione di Gaza, chiusa in un territorio da dove è impossibile scappare,
incombe una pesantissima crisi umanitaria se gli attacchi non cesseranno al più
presto”. Così Aed Yaghi, Direttore di Palestinian Medical Relief Society di Gaza, partner locale dell'organizzazione Terre des
Hommes.
La Striscia di Gaza viene definita da Noam Chomsky
come "la prigione a cielo aperto più grande del mondo"
(v.traduzione italiana e testo originale dell'articolo).
Nella Striscia, che rappresenta l’unico sbocco al mare dei Territori Palestinesi, in poche decine di chilometri quadrati vivono più di un milione e mezzo di palestinesi (per lo più profughi dalle occupazioni israeliane del 67). E’ confinante via terra con Israele che controlla tutti i varchi di accesso e di uscita e a sud con l’Egitto. L’unico accesso alla Striscia che non sia soggetto al controllo di Israele è quindi il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, oggi aperto, ma un tempo chiuso da Mubarak. Tuttavia questo valico non porta alla Cisgiordania palestinese, per cui il territorio della Palestina resta letteralmente spaccato in due. Il governo israeliano assedia la Striscia impedendo militarmente ogni contatto tra Gaza e il mondo esterno sia via terra, sia via mare. Dal mare è infatti impossibile arrivare, a causa del blocco navale imposto dalla marina da guerra israeliana. Nel porticciolo di Gaza non si può attraccare proveniendo da acque internazionali, le miglia marine rese disponibili ai pescatori palestinesi sono meno della metà di quelle previste dalle leggi internazionali e ogni tentativo dei pescatori palestinesi di superarle viene respinto dalla marina israeliana. Come si ricorderà nel maggio del 2010 la spedizione umanitaria per rompere l'assedio di Gaza della Freedom Flotilla si concluse con l’uccisione di nove attivisti turchi da parte delle truppe d’assalto israeliane.
mg
(v.traduzione italiana e testo originale dell'articolo).
Nella Striscia, che rappresenta l’unico sbocco al mare dei Territori Palestinesi, in poche decine di chilometri quadrati vivono più di un milione e mezzo di palestinesi (per lo più profughi dalle occupazioni israeliane del 67). E’ confinante via terra con Israele che controlla tutti i varchi di accesso e di uscita e a sud con l’Egitto. L’unico accesso alla Striscia che non sia soggetto al controllo di Israele è quindi il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, oggi aperto, ma un tempo chiuso da Mubarak. Tuttavia questo valico non porta alla Cisgiordania palestinese, per cui il territorio della Palestina resta letteralmente spaccato in due. Il governo israeliano assedia la Striscia impedendo militarmente ogni contatto tra Gaza e il mondo esterno sia via terra, sia via mare. Dal mare è infatti impossibile arrivare, a causa del blocco navale imposto dalla marina da guerra israeliana. Nel porticciolo di Gaza non si può attraccare proveniendo da acque internazionali, le miglia marine rese disponibili ai pescatori palestinesi sono meno della metà di quelle previste dalle leggi internazionali e ogni tentativo dei pescatori palestinesi di superarle viene respinto dalla marina israeliana. Come si ricorderà nel maggio del 2010 la spedizione umanitaria per rompere l'assedio di Gaza della Freedom Flotilla si concluse con l’uccisione di nove attivisti turchi da parte delle truppe d’assalto israeliane.
mg
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