Il 12 febbraio scorso le donne egiziane hanno celebrato la campagna internazionale “Protesta globale contro il terrorismo sessuale esercitato sulle manifestanti egiziane”.
Questo evento costituisce l’epilogo di una serie di mobilitazioni
e proteste organizzate da collettivi di donne e organizzazioni dei diritti
umani, nonché dall’ONU, per denunciare le sistematiche molestie sessuali che
soffrono le donne egiziane che partecipano alle manifestazioni.
L’ondata di sdegno che questi abusi hanno prodotto dopo la
diffusione delle numerose testimonianze fatte attraverso i media e il web e le denunce da parte delle vittime, ha
creato una rete di solidarietà tanto nei paesi arabi come a livello
internazionale. Diversi collettivi di donne e attivisti dei diritti umani hanno
così sincronizzato una manifestazione internazionale di protesta davanti
alle ambasciate egiziane dei rispettivi paesi.
A partire dall’inizio della rivoluzione egiziana il fenomeno
delle molestie sessuali è cresciuto notevolmente
fino a diventare un fenomeno sociale allarmante. Le violenze si verificano in
piena luce del giorno, negli agglomerati di popolazione delle manifestazioni e con
la partecipazione di gruppi di molestatori che circondano la loro vittima
infliggendole ogni tipo di vessazione.
Le associazioni di donne e dei diritti umani hanno allertato
del pericolo che rappresenta questo comportamento sempre più aggressivo e
violento nei confronti della donna e hanno denunciato il silenzio e la complicità delle autorità e degli agenti di polizia che
giungono ad incolpare le stesse donne delle violenze subite.
Negli ultimi anni grazie alla lotta delle donne e dei
movimenti femminili e dei diritti umani è stato possibile rompere il tabù che la violenza sessuale rappresenta. La violenza sessuale è diventata così un argomento di pubblico dibattito trattato in
diversi ambiti e perfino sullo schermo, come nel film "Cairo 678", basato sulla storia reale di tre donne vittime di
violenza sessuale.
Awatef Ketiti, giornalista tunisina e attualmente docente presso il dipartimento di Comunicazione Audiovisiva dell’Università di Valencia (Spagna), sottolinea che “La violenza sistematica contro le donne nel mondo arabo di oggi dopo le rivoluzioni in forma di molestie sessuali, abusi, aggressioni, fisiche e verbali, sia in pubblico che privato, è senza dubbio il continuum della violenza esercitata da tutte quelle forze reazionarie che non hanno mai accettato le conquiste e i diritti-minimi che le donne hanno raggiunto negli ultimi 50 anni (diritto all'istruzione, al lavoro, voto, ecc.). La violenza e l'intimidazione esercitata sulle donne nelle manifestazioni in molti paesi della primavera araba è una strategia deliberata per terrorizzare le donne, escluderle dalla partecipazione politica e costringerle a rimanere a casa…Non ci sarà libertà, né democrazia, né cambiamento sociale nel mondo arabo fino a quando le donne non otterranno il riconoscimento autentico e completo della loro cittadinanza” lasvocesdelmundo.com
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