Dalla rivoluzione Khomeinista del 1979 la popolazione iraniana è praticamente raddoppiata raggiungendo oggi la cifra di 74 milioni. Ciò significa che due iraniani su tre sono giovani al di sotto dei 30 anni. L’85% di questi giovani ha studiato e in molti casi possiede un titolo di studio avanzato.
Frutto
della trasformazione demografica è anche la massiccia presenza femminile nella
società dove le donne hanno assunto ormai un ruolo da protagoniste.
Oggi
il 66 per cento degli studenti universitari è costituito da donne e le
donne sono presenti e operano in tutti i settori della società, nel mondo del
lavoro (dirigono ospedali e giornali, lavorano come ingegneri dei cantieri di
costruzione, sono a capo dei reparti femminili della polizia...), della
cultura, dell’arte e, seppure ancora limitatamente, della politica. All'aumento
della partecipazione femminile ha contribuito il concetto del “chador
lasciapassare”. Il chador non ha mai impedito il protagonismo delle donne
in Iran, anzi. Questa forma di
abbigliamento dopo la rivoluzione del 1979 favorì l’emancipazione delle donne
appartenenti alle classi popolari e rurali e agli ambienti tradizionalisti alle
quali sarebbe stato vietato uscire di casa. Inoltre, durante la rivoluzione molte donne progressiste cominciarono a farne
uso come simbolo di protesta contro l’eccessiva occidentalizzazione del paese voluta dallo
scià Pahlavi che lo aveva proibito. Oggi a seconda della classe sociale e del
livello culturale di appartenenza vi sono differenze nell'abbigliamento
femminile: dallo chador ad uno spolverino con il foulard.
Oggi
in Iran ci sono circa 400 autrici e sono proprio le donne ad animare la
sfera culturale della letteratura contemporanea. A sottolinearlo è stata l'iranologa Bianca
Maria Filippini nel corso di un seminario all'Iran Country Presentation alla
Fiera di Roma.
Il 25% della produzione filmica iraniana è opera di donne contro un misero 4
per cento della realtà statunitense. Negli ultimi vent’anni il numero delle
registe iraniane ha superato quello delle registe pro-capite degli altri paesi
occidentali. Ne parla diffusamente Bianca Maria Filippini nella scheda “Il ruolo
e l’immagine delle donne nel cinema iraniano” che si può leggere nel libro "Il protagonismo delle donne in terra d'Islam", recentemente pubblicato. L’autrice mette
in rilievo la grande influenza che questo cinema al femminile ha nel creare una
consapevolezza sulle questioni di genere. In particolare, per ciò che interessa l'aspetto di cui si dirà in seguito, si sofferma sul tema delle
automobili che viene trattato da questo cinema al femminile (v. la regista
Tahmineh Milani) come strumento di ribellione e come mezzo che può accelerare
il cammino verso la libertà (fughe, inseguimenti, gare).
Oggi
le donne in Iran guidano taxi, autobus, partecipano a campionati di corse automobilistiche e recentemente sono state ammesse a partecipare anche a gare di motocross, come ci informa Asia News nell'articolo che riportiamo qui sotto.
AsiaNews. La Federazione dell’automobile e del motociclismo (Mafiri) della
Repubblica islamica d’Iran ha aperto le porte ai centauri al femminile. Ora,
infatti, anche le donne potranno partecipare alle gare di motocross, specialità - come molte competizioni
motoristiche - finora riservate solo agli uomini. A suggellare la svolta è
stato il presidente della Federazione sport motoristici iraniana Mahmoud
Seydanlou, che ha presenziato a una esibizione di motocross tenuta nei giorni
scorsi a Teheran e dedicata al solo “universo rosa”.
A margine della manifestazione Seydanlou ha sottolineato che la speranza
è quella di “vedere donne iraniane partecipare al campionato nazionale”.
Inoltre, questo primo passo potrebbe “aprire le porte del campionato mondiale”
per le centaure iraniane con maggiore talento.
“Vi è molto interesse - ha aggiunto il massimo dirigente degli sport
motoristici della Repubblica islamica - da parte delle donne a partecipare a
competizioni sportive. Per noi è motivo di soddisfazione compiere passi che
permettano loro di praticare il loro sport preferito”.
La gara evento di motocross al femminile ha avuto grande eco fra gli
appassionati del settore del Paese. E ha catturato l’attenzione anche dei media
mainstream che, di solito, sono restii a trasmettere competizioni in cui
partecipano le donne. Tuttavia, la tv di Stato ha dedicato spazio alla
giornata e celebrato le centaure che hanno affollato la pista e si sono sfidate
a colpi di curve e salti.
Fra le pioniere della competizione sulle due ruote al femminile vi è la 27enne Behnaz Shafiei, parte di un gruppo di giovani donne che - prime in assoluto - hanno ricevuto il permesso di fare pratica sui circuiti fuoripista. La giovane è anche la sola ad aver guidato bolidi su pista e aver praticato in modo professionale l’attività sportiva, sebbene finora in luoghi riservati. “Ci sono persone - aveva dichiarato in un’intervista al Guardian - che non credono una donna possa guidare una moto. Però in generale la gente è entusiasta e in gran parte orgogliosa” nel vederla guidare.
Inoltre, la giovane centauro rivendicava con forza la propria
appartenenza alla Repubblica iraniana e, pur nutrendo il desiderio di
partecipare a una gara, non avrebbe mai
accettato di “andare all’estero” per competere: “Voglio rendere orgoglioso
l’Iran, il mio Paese e mostrare che anche le donne iraniane possono praticare
questo sport”.
mg
Per approfondire v. Felicetta Ferraro, "Una società in movimento"
Felicetta Ferraro è specializzata in studi storico-sociali
sull’Iran. Ha insegnato storia dell’Iran presso IUO di Napoli ed è stata
addetta culturale in Iran. Dirige la casa editrice “Ponte 33”, specializzata in
letteratura contemporanea in Iran e Afghanistan. Ha vissuto in Iran a lungo in
diversi periodi. È tra gli
organizzatori del “Middle East Festival”.
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