Con
le sue canzoni di denuncia è riuscita ad arrivare alle semifinali di Arabs
Got Talent (l’equivalente dell'italiana X-Factor), uno spettacolo che riunisce diversi Paesi
del Mondo Arabo.
Mayam
Mahmoud,
18 anni, studentessa di architettura, è la rapper egiziana che canta indossando il velo (lo hijab)
e affrontando un tabù della società egiziana: le molestie sessuali che quotidianamente
subiscono le donne.
L’Egitto è un paese dove le molestie sessuali costituiscono un problema sociale endemico (il 99%
delle donne dichiara di averlo subito almeno una volta nella vita e il 91% ha
paura di circolare da sola per strada) e dove, secondo uno studio della Fondazione Thomson Reuters, le condizioni delle donne sono le peggiori di tutto il mondo arabo per violazioni dei diritti, abusi sessuali e mutilazioni genitali femminili.
I
testi coraggiosi delle canzoni di Mayam denunciano questo tristissimo primato e invitano le donne ad alzare la testa e a denunciare i loro aguzzini.
Se, come afferma il rapporto della Fondazione Thomson Ruters,
la condizione delle donne nei Paesi
delle Primavere arabe, come l’Egitto, è peggiorata, risultano invece più forti la loro capacità
di lottare, il loro coraggio e la loro determinazione. E l'impegno di Mayam lo dimostra.
Nella
sua canzone di maggior successo, “I won’t be the shamed one” (“non sarò io quella che dovrà vergognarsi”),
la rapper dice a due donne
violentate in strada di urlare la loro rabbia in modo che altre le seguano.
“Spesso
le donne preferiscono rimanere in silenzio per paura che le accusino di
qualcosa. Ma ogni volta che stiamo zitte rendiamo il problema più grande”, afferma
Mayam.
In
un'intervista alla Bbc Mayam racconta di aver cominciato a rappare quando aveva
10 anni.
“Ero alle elementari e mi sono messa a cantare con un ritmo accelerato
le poesie che scrivevo. Successivamente ho capito che si chiamava rap e mi sono
messa ad ascoltarlo. Ho scoperto così che la maggior parte dei rapper sono ragazzi
e cantano il rapporto con le ragazze da loro incolpate di qualsiasi cosa non
funzioni. Ma questo non è giusto!”
“La
gente del mio quartiere spesso si chiede come faccia una ragazza velata a
cantare e a gridare così, poiché secondo l'egiziano medio l'hijab dovrebbe
silenziare tutte le altre attività come cantare, ballare. Ma la mia risposta è
molto semplice: voi guardate solo il mio velo e i miei salti sul palco e trascurate
ciò di cui canto".
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.