Attualmente, circa 621.000 coloni israeliani risiedono nei così detti insediamenti, costruiti in violazione del diritto internazionale nei territori
palestinesi occupati .
Si tratta di comunità di civili israeliani costruite all’interno
della Cisgiordania (in inglese West Bank, "la sponda occidentale") quindi su territori palestinesi secondo i confini tracciati nel 1967. Gli insediamenti si
trovano per lo più nell’ Area C della Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nei
territori siriani occupati del Golan. Il più grosso insediamento è Ariel, abitato
da circa 16 700 persone e che ospita un’università con circa 8.500 studenti.
Lo scorso 23 Dicembre, il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite con la Risoluzione n. 2334, ha riaffermato lo status di territori
occupati per Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est e dichiarato illegali le
colonie israeliane qui insediate.
Sorprendentemente, l’amministrazione Obama, allora in carica, non esercitò il proprio diritto di veto.
Sorprendentemente, l’amministrazione Obama, allora in carica, non esercitò il proprio diritto di veto.
Questa risoluzione potrebbe conferire ai palestinesi il
diritto di appellarsi alla Corte Penale Internazionale per violazione
del diritto internazionale umanitario e crimini di guerra ai sensi della Quarta convenzione di Ginevra del 1949, il cui art. 49
stabilisce che "La potenza occupante non potrà procedere alla deportazione
o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel
territorio da essa occupato".
Dal 20 gennaio 2017, giorno
dell’inaugurazione della presidenza statunitense di Donald Trump, il governo
israeliano ha incrementato la politica degli insediamenti autorizzando la
costruzione di altri 6219 nuclei abitativi illegali, 719 dei quali a
Gerusalemme Est.
Poco più di un mese fa, il 6 Febbraio 2017, il parlamento ha poi votato una legge che consente al
governo di requisire terreni privati palestinesi e regolarizza
retroattivamente 4000 strutture costruite su tali terreni. Strutture che –
oltre ad essere, come si è detto, illegali per il diritto internazionale- erano
state considerate tali anche dalla stessa legge israeliana.
LIMES 2012 |
L’espropriazione di terre per edificarvi anelli di insediamenti rendono
sempre più difficile la vita dei palestinesi dato che interrompono la
continuità territoriale tra i loro quartieri. Agli insediamenti veri e
propri si aggiungono poi i terreni per le attività commerciali e agricole che vi gravitano
intorno e che
rischiano di incentivare nuovi espropri. Forte è inoltre la presenza militare e numerosi i checkpoint.
Le violazioni dei diritti umani connesse alla costruzione e
all’espansione degli insediamenti sono una caratteristica costante dei 50 anni
di occupazione israeliana della Cisgiordania e sono state denunciate anche di recente da Amnesty International: limitazioni arbitrarie al
movimento, demolizioni, trasferimenti forzati di comunità palestinesi,
restrizioni all’accesso dei palestinesi alle risorse naturali e attacchi
violenti e non contrastati dei coloni israeliani contro i palestinesi e le loro
proprietà.
A ciò si aggiunga la crescente povertà della popolazione araba e
l’incuria nella quale la municipalità mantiene i suoi quartieri, ai quali
assegna il 10% del budget benché vi risieda il 37% degli abitanti.
Le Nazioni Unite hanno definito questa legge il superamento della linea rossa verso l'annessione della Cisgiordania, mentre il nuovo
segretario generale Guterres ha parlato di “atto
fuorilegge” che viola il diritto internazionale.
I coloni israeliani scelgono di vivere negli insediamenti
per una serie di ragioni che vanno dai vantaggi economici e dagli incentivi
governativi, a motivazioni più ideologiche e religiose, come la convinzione che
Dio abbia destinato quella terra al popolo ebraico. Circostanza quest’ultima che
peraltro ha ricevuto puntuale smentita in recenti studi compiuti proprio da storici
e archeologi israeliani.
Sulla questione palestinese vedi anche, nel nostro blog:
mg
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