dicembre 29, 2014

ARABIA SAUDITA. Women to Drive, per il diritto di condurre la propria vita





Nuovo giro di vite in Arabia Saudita contro le donne al volante, un comportamento considerato una forma eccessiva di emancipazione femminile. Dovranno comparire davanti ad un tribunale che si occupa di «terrorismo» le due militanti arrestate recentemente per aver difeso il diritto delle donne a guidare. Una delle due donne è Loujain Hathloul, che era stata arrestata il primo dicembre, dopo essere stata fermata alla frontiera tra l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti da dove proveniva a bordo di un’auto. La seconda è la giornalista Maysaa Alamoudi, anche lei saudita ma trasferitasi negli Emirati, arrestata per aver difeso Loujain. «Il loro caso sarà portato davanti ad un tribunale anti-terrorismo», ha detto un attivista precisando che i loro avvocati sono pronti a ricorrere in appello. Le due donne hanno creato un programma su Youtube contro il divieto per le donne di stare al volante (leggi la notizia).


Da anni le donne saudite hanno iniziato forme di mobilitazione per il diritto di guidare, che altro non significa che il diritto di condurre la propria vita.

Nel giugno 2011, sull’onda della primavera araba, vi è stata la prima mobilitazione ufficiale delle donne contro il divieto di guidare. La mobilitazione è andata avanti nonostante l'arresto dell'organizzatrice, Manal al-Sharif. 

Un anno fa, ad ottobre del 2013, le donne saudite hanno lanciato la campagna per il diritto a guidare. La campagna "26 ottobre" ha visto aumentare considerevolmente la presenza femminile al volante per le strade del regno, mentre la petizione che chiede di togliere tale divieto ha raccolto migliaia di firme.

Attivisti e militanti - anche uomini - hanno incoraggiato le loro compagne a mettersi alla guida delle auto e a postare su Twitter le loro immagini mentre guidano sotto l’hashtag «#IWillDriveMyself».

Da quel giorno attiviste del movimento femminile saudita hanno postato sul web dei video che documentavano varie donne al volante, pur senza precisare dove questo era successo.

L’Arabia Saudita, storico e fedele alleato dell’occidente nel mondo arabo, è l’unico Stato al mondo in cui alle donne è vietato guidare. Quelle che hanno bisogno di spostarsi in auto devono farlo con un autista o con un uomo della loro famiglia. Il divieto si inquadra nel più ampio sistema normativo in vigore nel paese che priva le donne dei più elementari diritti e le tratta come soggetti incapaci. Le donne in Arabia Saudita non possono viaggiare, lavorare o subire interventi medici senza il permesso formale di un maschio di famiglia, il MALE GUARDIAN - l’uomo guardiano-, generalmente un marito o un padre, a cui vengono riconosciuti pieni diritti sulle donne della propria famiglia.

Si tratta di una forma estrema di patriarcato resa possibile dall’assenza nel paese di qualsivoglia struttura democratica: l'Arabia Saudita è infatti una monarchia assoluta, governata dai discendenti del sultano del Najd, ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd (Dinastia Saudita). Nel paese non esistono elezioni parlamentari né esistono partiti politici. Le leggi del Regno si basano sulla Sharīʿa, e al clero, in ultima istanza, spetta di decidere la conformità alla legge islamica di ogni legge o iniziativa presa dal re. Ciò pone la corte reale in un rapporto di sudditanza nei confronti del clero. Ne deriva che molto difficili risultano i timidi tentativi che ultimamente il re Abdallah, considerato un “cauto riformatore”, ha tentato di realizzare per venire incontro alle sollecitazioni di quelle donne che lottano per raggiungere forme elementari di emancipazione e che sempre più numerose si stanno affacciando nel paese nonostante la politica ultrarepressiva.

Nel 2005 il re ha  introdotto le elezioni municipali (l'unico tipo di elezioni permesse) e nel settembre del 2011, sull'onda della primavera araba, ha annunciato che le donne potranno votare e addirittura candidarsi a quelle del 2015 (leggi la notizia su osservatorioiraq).

Nel febbraio scorso per la prima volta nella storia del Paese una donna è stata nominata direttore di un quotidiano nazionale

Nel marzo scorso a Riad è stato aperto il primo studio privato di una donna avvocato.

mg

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